I tweet di Mussolini secondo Romano e Fubini

Ci sono modi diversi di congiungere due punti. Si può adottare l’arabesco passando da destra a sinistra e da sopra e da sotto secondo un disegno fin troppo complesso. E si può usare sbrigativamente la linea retta. Lo stesso vale per la scrittura. C’è chi baroccheggia ed abbonda in subordinate rinviando allo spasimo il raggiungimento del punto a cui approdare nella convinzione che l’unico modo di ragionare debba essere quello complicato ed oscuro. E c‘è chi punta dritto al sodo con frasi brevi ed il più possibile taglienti per colpire l’attenzione di chi legge.

L’avvento dei social e dei tweet da 140 battute ha relegato il barocco ad ogni forma di scrittura che non riguarda la Rete e ha reso obbligatorio l’uso della linea retta tra due punti nella pratica dei post sui social.

Nessuno, però, sembra averlo spiegato a Sergio Romano. Che nel suo ultimo saggio dedicato a “L’epidemia sovranista” sostiene che il “parlare con frasi brevi, spesso taglienti e sprezzanti” costituisce il linguaggio preferito dai sovranisti e dimostra la loro propensione a distruggere la “democrazia liberal-socialista”. L’intuizione di Romano, che finisce con l’attribuire ai sovranisti il linguaggio moderno ed ai non sovranisti quello del passato, ha acceso l’entusiasmo di Federico Fubini, che ha subito colto la palla al balzo per dichiararsi d’accordo con Romano nel rilevare che il linguaggio giornalistico di Benito Mussolini era secco, breve, tagliente. Al punto da far considerare il fondatore del Fascismo un antesignano dei tweet e, in quanto tale, il padre di tutti gli attuali sovranisti.

L’aspetto più divertente della faccenda è che la recensione di Fubini del libro di Romano è stata pubblicata senza che a nessuno sia venuto in testa di far intervenire in tutta fretta qualche Centro di salute mentale!

Aggiornato il 12 novembre 2019 alle ore 10:42