Le tasse occulte del Governo

Sul tema rovente delle tasse, volgarmente definite, il livello della comprensione generale è mediamente assai basso e non da oggi.  Fondamentalmente vengono alimentati due errati presupposti: a) che le tasse medesime siano sostanzialmente indipendenti dal capitolo delle spese pubbliche, quasi come se queste ultime rappresentassero una sorta di accanimento da parte degli amministratori di turno; b) di esse vengono prese in considerazione solo quelle che colpiscono immediatamente  i redditi e/o i patrimoni dei cittadini, senza mai considerarne la componente occulta la quale, come sta accadendo nella Legge di Bilancio 2020, che oggi approda in Senato, in verità costituisce la parte più rilevante della mazzata fiscale in arrivo.

Per componente occulta non intendiamo altro che l’ingente disavanzo che andrà a completare la manovra economica da 30 miliardi messa in campo dal Governo giallo-rosso. Stiamo parlando per l’esattezza di 16,38 miliardi, scritti nero su bianco nel Documento Programmatico di Bilancio.

Ebbene, come dovrebbero oramai sapere anche i sassi, il deficit annuale finisce inesorabilmente per accrescere il nostro sempre più colossale debito pubblico, determinando in prospettiva un maggiore costo sul piano degli interessi e, in termini sostanziali, aumentando il livello della fiscalità posticipata. In tal senso, a meno di non avere in animo di truffare i creditori attraverso il ricorso ad un catastrofico consolidamento dello stesso debito sovrano, qualunque operazione eseguita in disavanzo si traduce in un puro e semplice differimento di tasse di cui prima o poi qualcuno si dovrà far carico.

Pertanto, quando le grancasse propagandistiche di chi attualmente occupa la stanza dei bottoni ci raccontano la favola a lieto fine del mancato aumento dell’Iva per ben 23 miliardi, stanno barando.  A conti fatti, aggiungendo ai citati 16,38 miliardi di disavanzo gli oltre 5 di nuovi balzelli, i quali attualmente navigano in un mare tempestoso di annunci e smentite, il combinato disposto di nuove tasse immediate e nuove tasse future arriva quasi al livello delle tanto strombazzate clausole di salvaguardia da sterilizzare.

D’altro canto, repetita iuvant, non avendo voluto toccare per evidenti ragioni di consenso i principali capitoli di spesa che nell’ultimo lustro hanno ulteriormente squilibrato il nostro bilancio pubblico, ovvero il bonus di 80 euro, il reddito di cittadinanza e quota 100, non esisteva altro da fare che  nascondere la polvere sotto il tappeto, creando nuovi debiti e nuove tasse quasi tutte green, come quella sulla plastica, sullo zucchero e sulle auto aziendali considerate più inquinanti.

Sotto questo profilo sarà un gran giorno quando la maggioranza dei cittadini,  soprattutto coloro i quali  hanno anncora il coraggio di intraprendere in questa valle di lacrime, capiranno che se non si riducono i grandi capitoli di spesa dello Stato nessun miracolo sarà mai possibile dal lato della sacrosanta diminuzione delle imposte.

Aggiornato il 04 novembre 2019 alle ore 12:06