Il caso Segre ed i due antisemitismi

Sarà interessante vedere come la commissione istituita per analizzare e combattere i fenomeni di razzismo, antisemitismo, intolleranza, islamofobia, omofobia e quant’altro giudicherà la ricorrente contestazione della “Brigata Ebraica” ad opera dei gruppi dell’ultrasinistra durante le celebrazioni del 25 aprile. Le considererà una forma di antisemitismo da condannare senza dubbi e limitazione di sorta o le derubricherà a normali proteste di natura politica rivolte al popolo israeliano che dopo essere sopravvissuto allo sterminio nazista ha preteso di costruire e difendere la propria patria in Medio Oriente?

La vicenda del voto sulla commissione proposta da Liliana Segre su cui i senatori del centrodestra si sono astenuti (non per odio antiebraico ma per non avallare la paccottiglia di indicazioni politicamente corrette nascoste dalla sinistra sotto il velo della sacrosanta e perenne condanna dell’Olocausto), pone il problema del doppio antisemitismo esistente non solo in Italia ma nell’intera Europa. C’è quello di ispirazione nazista portato avanti in tutti i Paesi del Vecchio Continente da frange ristrette dell’estrema destra. Ma c’è anche e soprattutto quello di quella larga parte della sinistra e del mondo cattolico progressista che nasconde il proprio antisemitismo dietro la battaglia tutta ideologica contro l’Occidente capitalista che attraverso Israele, considerato non uno Stato con diritto di vivere ma una “entità sionista” destinata ad essere eliminata, viene accusato di avere colonizzato una parte della Palestina espellendone e perseguitando i suoi abitanti non ebrei.

L’antisemitismo dei primi, che si manifesta nei confronti degli ebrei morti e di quelli vivi che rimangono in Europa, è abietto ed inaccettabile. Ma quello dei secondi è forse addirittura più orrendo di quello di ispirazione neo-nazista. Perché si nasconde dietro la condanna formale dei campi di sterminio per perseguire l’obbiettivo di eliminare gli ebrei vivi israeliani e di cancellare dalla carta geografica del Medio Oriente l’“entità sionista” considerata al servizio del capitalismo occidentale colpevole di imperialismo, colonialismo e liberismo selvaggio.

Essere liberali significa avere ben chiaro che entrambe le forme di moderno antisemitismo vanno condannate con eguale determinazione. Chi condanna la prima ed assolve la seconda non ha nulla di liberale ma è solo un post-marxista ed un neo-catto-comunista carico di intolleranza politicamente corretta. Chi si definisce liberale e protesta contro l’astensione del centrodestra è solo affetto da tardiva sindrome di Stoccolma nei confronti della decadente egemonia culturale della sinistra.

Aggiornato il 04 novembre 2019 alle ore 10:31