Niente “renzata” per Roberto Giachetti

Va apprezzata la decisione di Roberto Giachetti di dimettersi della direzione del Partito Democratico. Uno che si era candidato alla segreteria del partito, portando avanti la linea dell’alternativa senza se e senza ma al Movimento Cinque Stelle, come avrebbe mai potuto rimanere nell’organo direttivo di un partito che non solo si è alleato con i grillini per varare il Conte bis ma ora vuole estendere l’alleanza alle Regioni, ai Comuni, ai Municipi ed anche ai condomini?

Certo, Giachetti è un fedelissimo di Matteo Renzi, che da nemico numero uno del M5S è diventato nel giro di qualche ora il principale sponsor dell’accordo innaturale. Ma Renzi è Renzi. Ed è talmente convinto di non essere tenuto alla coerenza da aver ribattezzato il “contrordine compagni” in “renzata”. Cioè in un colpo di teatro con licenza di stupire.

Giachetti, però, è Giachetti. E sa bene che con lui tutti sarebbero solidali nel caso decidesse di entrare in sciopero della fame contro il Guardasigilli giustizialista Alfonso Bonafede, ma nessuno gli perdonerebbe una “renzata”. Verrebbe subito considerata una “stronzata” non degna di Roberto!

Aggiornato il 17 settembre 2019 alle ore 10:03