A proposito del Cardinale Bagnasco

lunedì 12 agosto 2019


Ma è più scandaloso che un politico conduca le sua battaglie facendo uso dei simboli religiosi o che i sacerdoti usino l’autorevolezza derivante dal loro ruolo religioso per fare politica?

Ed è più scandaloso che Matteo Salvini ringrazi la Madonna per l’approvazione del Decreto Sicurezza-bis o che Papa Bergoglio, dall’alto del suo ruolo di Vicario di Cristo, sostenga la tesi che il sovranismo è la riedizione del nazismo del 1934 senza rendersi minimamente conto non solo della infondatezza storica e culturale del paragone, ma anche delle conseguenze concrete delle sue affermazioni?

Un politico che cavalca i simboli religiosi per i propri fini può costituire al massimo un fenomeno di costume criticabile quanto si vuole (il fenomeno è in voga fin dai tempi di Costantino), ma è destinato a rimanere marginale. Ma una Chiesa che esce dal proprio alveo religioso per entrare sempre più prepotentemente in quello politico assumendo posizioni di dura contrapposizione nei confronti di altri soggetti presenti su questo campo, solleva una questione generale non tanto nei confronti dei partiti che si contestano, quanto nei confronti di quella parte della società civile che si riconosce nelle forze contestate.

La Chiesa di Bergoglio si sta calando sempre di più nella politica italiana ed europea non per unire ma per dividere. Lo fa in nome del valore religioso della Misericordia ma con effetti che introducono i semi dell’intolleranza nelle coscienze e producono lacerazioni, spaccature ed un clima di odio diffuso.

Il problema, allora, non è la religiosità eccessivamente esibita da Salvini, ma il Tevere che torna ad allargarsi e la “questione romana” che si ripropone. Per fortuna, grazie alla progressiva laicizzazione della società italiana, non con la gravità del passato. Ma con un grado di pericolosità da legittimare la ripresa di un sano ed indispensabile laicismo!


di Arturo Diaconale