La denuncia dei liberali fasulli

giovedì 11 luglio 2019


Cresce la preoccupazione per la presunta deriva autoritaria in atto che minaccerebbe di trasformare la nostra democrazia in un regime illiberale in cui i diritti civili vengono conculcati e le libertà individuali cancellate.

A sostegno di tale preoccupazione montante vengono portati i decreti sulla sicurezza, le misure contro le Ong, le affermazioni di Vladimir Putin e la predicazione – come ha detto il sottosegretario Vincenzo Spadafora facendosi portavoce del sentimento diffuso nella sinistra grillina e tradizionale – sessista, omofoba e razzista del leader della Lega Matteo Salvini.

Ciò che più colpisce di questa preoccupazione talmente debordante da apparire una sorta di ossessione paranoica, è che a nutrirla e manifestarla con la massima intensità sono gli illiberali di una volta. Quelli che si definiscono i veri liberali del presente ed in questa veste danno lezioni di liberalismo a chiunque capiti loro sottomano, compresi quelli che liberali lo sono sempre stati e non hanno bisogno di ripassi fatti da convertiti dell’ultima ora o da folgorati sulla via di Croce o Popper per esigenze ed opportunità politiche contingenti.

Il metro che i neo-difensori del liberalismo ostentato usano per distinguere tra i liberali veri, cioè quelli che sono dalla loro parte, e gli illiberali, cioè quelli che si trovano dalla parte opposta, è Salvini. Se si è schierati contro il vicepresidente leghista e lo si considera il prototipo dell’illiberalisimo rozzo ed antidemocratico, si fa parte degli illuminati dal verbo della libertà. Se per accidente si è schierati con i suoi sostenitori o si condivide qualcuna delle sue posizioni, si è automaticamente collocati nel girone degli antidemocratici illiberali pronti a favorire ogni genere di deriva autoritaria. Da quelle presenti di Orbán, Putin e Trump a quelle passate di Mussolini, Hitler e Franco.

Ed è proprio l’esistenza di un metro del genere che fa mettere in discussione l’esistenza di un pericolo illiberale sulla democrazia italiana. Perché quelli che oggi lo usano per separare i buoni antisalviniani dai cattivi salviniani, sono gli stessi che hanno usato il metro Berlusconi (e prima ancora quello Craxi e quello De Gasperi degli albori della democrazia repubblicana) per separare i buoni dai cattivi e porsi sempre e comunque come i detentori della luce della verità in contrapposizione ai portatori di tenebre.

Il metodo è dunque antico e anche molto usurato. Ma poggia su una condizione favorevole. I liberali veri hanno voci troppo flebili per smascherare una volta per tutte i liberali finti, che da decenni denunciano derive autoritarie che non si verificano mai e che servono solo a nascondere il fallimento delle loro ideologie di partenza.


di Arturo Diaconale