Coca-Cola o succo d’arancia?

martedì 9 luglio 2019


Di fronte alla platea di Coldiretti, il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, ha detto che: “L’educazione alimentare si deve fare nelle scuole prima di tutto eliminando tutti questi distributori di cibo spazzatura che viene somministrato ai nostri figli” e che è “assurdo che un bambino nel corridoio della sua scuola abbia ancora un distributore di Coca-Cola o prodotti non made in Italy”. Piuttosto, “mettiamoci un bel distributore di succo d’arancia”.

Nel focus “La Coca-Cola me la porto a scuola“ Giuseppe Portonera, fellow dell’Istituto Bruno Leoni, fa il punto su tre “facili verità” sollevate da Di Maio: quanto è spazzatura il cibo spazzatura? È vero che dove c’è la Coca-Cola non ci sono le arance (italiane)? È vero che dove c’è la Coca-Cola non c’è il made in Italy? Rispondendo a queste domande, Portonera conclude scrivendo che “c’è un problema di fondo più grande e importante dei termini dell’infelice dichiarazione di Luigi Di Maio, che - come chiarito in apertura - è rappresentato dalla banalizzazione del tema dell’educazione alimentare. È un peccato che un argomento così importante sia non solo svilito per il fine di inseguire qualche applauso a una convention o qualche titolo sui giornali, ma anche trattato secondo una direttrice che è facile riassumere in ‘meno libertà, più obblighi’ [...] Il ‘paternalismo’ (soft o hard) che i nostri politici esibiscono ogni qualvolta si parla di educazione alimentare è dannoso sotto più profili: a parte il profilo della dubbia efficacia per il miglioramento della salute individuale, l’esempio delle dichiarazioni del ministro Di Maio - che, comunque, è il ministro dello Sviluppo economico, non quello della Sanità - dimostra che esso può rappresentare una minaccia anche alla crescita (seria e sostenuta) del Paese”.


di Istituto Bruno Leoni