Il gioco perverso delle intercettazioni

Con il prudente dosaggio tipicamente italiano, è stata rilasciata la notizia di intercettazioni che riguarderebbero, oltre ai soliti noti, il Procuratore generale della Corte di Cassazione.

Uno più, uno meno, poco cambia, dirà qualcuno. Invece no: cambia; anzi, cambia in modo irreversibile.

Il Procuratore generale è membro di diritto del Consiglio superiore della magistratura ed è, anche, titolare (come il ministro della Giustizia, il quale, però, non è membro del Consiglio) dell’azione disciplinare nei confronti dei magistrati accusati di violazioni deontologiche. Il primo tra i pubblici ministeri, il custode della legge, colui che decide chi perseguire (e partecipa ai lavori del Csm) è impantanato in questa storia ancora tutta da chiarire, ma dai contorni raccapriccianti.

Per carità: magari non ha fatto niente, ma quelle chiacchiere in libertà col prode Luca Palamara delegittimano la sua funzione, il suo ruolo e mettono in serio imbarazzo il Presidente della Repubblica, che fino a ieri, nel vorticoso incalzare di questa brutta storia, poteva almeno contare sui due magistrati più importanti d’Italia, lui e il Presidente della Corte di Cassazione. Di due stampelle, ne resta una.

Lo ripeto: vedremo come stanno davvero le cose. Intanto, però, siamo come i pazienti cui viene somministrato un antibiotico a rilascio ritardato e progressivo: ogni giorno ce n’è una nuova, non sappiamo che cosa ci riserva il domani.

A dirla tutta, mi sembra di assistere ad un gioco perverso, nel quale non appena credi di avere fatto tutto per benino, arriva un tizio e ti cambia le carte in tavola. Il fatto è che questo gioco non è perverso per sua natura, ma lo diventa a causa della divulgazione a singhiozzo delle notizie. Io penso questo: o le tenete segrete, e ci mostrate tutto alla fine, o buttate le carte sul tavolo e la finiamo qui con gli scoop. Se il segreto delle indagini va tutelato, smettetela di passare brani di conversazioni ai giornalisti e lavorate in silenzio. In caso contrario, fateci vedere tutto.

Ora vi spiego perché. Io sono malizioso e tendo a pensare male. Io a quelle cene non sono andato. Non vorrei, tuttavia, scoprire che il mio panettiere era un abituale commensale o che quelli del piano di sopra declinavano gli inviti per evitare che i loro pettegolezzi finissero incisi sui nastri di una Procura.

Aggiornato il 03 luglio 2019 alle ore 14:55