Salvini e il rischio di stravincere

Lo sappiamo, è inutile suggerire prudenza a un leader come Matteo Salvini. Anche perché questa dote è stata usata dal vicepresidente del Consiglio dei ministri già all’inizio della vicenda Sea-Watch come se ne osservasse l’andirivieni davanti a Lampedusa col suo entro o non entro, ma poi…

Poi è entrata non tanto o soltanto per un’oggettiva condizione difficile delle decine di immigrati trasportati, ma per l’assenza di altre soluzioni, fermo restando, peraltro, che un fondo di sfida della tedesca Carola Rackete, capitano della nave, contro i no salviniani era ed è abbastanza visibile.

Che Salvini vinca certe partite, sul piano più generale in un Esecutivo in cui, per fare un esempio fra i tanti, il suo collega vice M5S non ne azzecca una a cominciare dall’Ilva, è indiscutibile, sia perché i pentastellati, oltre agli sfoghi-annunci parolai non hanno capacità ed esperienza di conduzione della cosa pubblica (il Governo, in primis!), sia per una sostanziale assenza di un’opposizione degna di questa nome, anche se il successore di Matteo Renzi alla guida del Partito Democratico ha deciso di recarsi in delegazione a Lampedusa dove, a quanto pare, i giochi sembrano (quasi) fatti.

Semmai, il rischio più vero di Salvini sta proprio nella consapevolezza di farcela sempre e comunque, di arrivare primo al traguardo, di battere qualsiasi concorrente, a cominciare dai suoi alleati che ha voluto e saputo porre insieme al governo ben intuendo, prima di tutti, che con loro, politicamente e sportivamente parlando, non ci sarebbe stata partita. Invece…

Invece la vicenda di cui stiamo parlando mostra non soltanto uno stop alla corsa di Salvini, specialmente mediatica, ma rende più esplicito quel suo modus operandi laddove qualche giorno fa aveva detto che avrebbe tenuto la nave lontana dall’Italia fino a Natale minacciando una vera e propria difesa ad oltranza dei “confini della Patria”, aggiungendovi, per di più, ritorsioni sugli altri Paesi europei, a cominciare dall’Olanda, invocando, anche in queste ore, l’arresto della Rackete della cui nave l’alleata Giorgia Meloni ha proposto l’affondamento. E non sappiamo che ne pensi il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, del quale è sempre più spesso riscontrabile un assordante silenzio a proposito dei trasportati da una nave.

Intendiamoci, le situazioni difficili e di emergenza non mancano e non mancheranno, a cominciare proprio da quel problema migratorio su cui il binomio salvinismo e fermezza è indiscutibile, tant’è vero che il ministero degli Interni sembra pronto alla guerra totale con un piano (segreto) per far saltare il Trattato di Dublino e minare quello di Schengen, mentre andrebbe profilandosi l’ipotesi della costruzione di un vero e proprio muro lungo la frontiera, sulle orme di Donald Trump e di Viktor Orbán, ponendo a mali estremi, estremi rimedi: “Non escludiamo la costruzione di barriere fisiche come fatto da altri Paesi europei”.

Un Salvini dalla pistola puntata, si direbbe, e già qualche maligno ironizza se sia carica o scarica non soltanto in riferimento a questi problemi ma, prima o poi, nei confronti degli stessi alleati di governo dei quali, al di là delle diplomazie reciproche, si fanno trasparire ritardi, lentezze, errori, astrazioni, divagazioni e freni. Si pensi alle cosiddette “grandi riforme”, a cominciare da quella Flat tax di cui non si scorge ancora nulla di concreto, per non parlare della leggendaria autonomia chiesta ripetutamente dai governatori del Nord, nonché della manovrina estiva cioè l’assestamento di bilancio, mentre pare rinviato a tempi migliori, cioè in autunno, il negoziato sulla procedura per debito eccessivo minacciata, ecc..

Insomma, il peso della bisaccia del leggendario bilancio della cose fatte è inversamente proporzionale al diluvio delle promesse, al susseguirsi ad horas mediaticas degli annunci, alla bandiera sventolata delle riforme, mescolando il tutto con ultimatum e parole grosse destinate quasi sempre alla più vera specializzazione in cui brillano, e non solo da oggi, i nostrani governi: il rinvio.

Come è stato notato da più parti, mentre Salvini (il “Truce”, come direbbe “Il Foglio”) lanciava i suoi siluri a Lampedusa contro la Sea-Watch gratificando la capitana Carola Rackete del gentile appellativo di “sbruffoncella”, sono sbarcati silenziosamente in questi giorni decine e decine di migranti. A proposito di quelli rimasti (per ora) sulla nave, giungono dalla Ue suggerimenti e inviti: sbarcateli!

Aggiornato il 01 luglio 2019 alle ore 10:28