Senza vergogna

giovedì 27 giugno 2019


In questi giorni consacrati ai sacrifici fiscali siamo disgustati dagli spot di alcune celebratissime organizzazioni internazionali dedite al bene, che talvolta sembrano tuttavia profondere più agli organizzatori che ai beneficiari. Assistiamo orripilati all’esibizione televisiva di bambini, in qualche caso poco più che neonati, ridotti a larve umane dalla denutrizione, che piangono disperati spalancando la bocca in una smorfia di dolore per fame e disperazione. Uno spettacolo degno di un lager, messo in scena per sollecitare le donazioni tramite denuncia dei redditi. Uno spettacolo che utilizza biecamente esserini inermi e disgraziati per un nobile scopo. Sennonché non c’è nobiltà né magnanimità né filantropia nel mostrare la sofferenza più atroce per commuovere il prossimo ad alleviarla. Pretestuosamente sostengono che gli spot non possono qualificarsi come un vergognoso sfruttamento della disgrazia perché servono a generare negli spettatori uno shock salutare e ad indurli ad essere generosi verso l’infanzia più derelitta e sfortunata.

Nessuna giustificazione, nessun pretesto, nessuna scusa per spot inqualificabili e rivelatori di un cinismo esecrabile. Lo scopo non scagiona. Niente affatto. Abbiamo “Autorità” per la comunicazione che dovrebbero parlare; abbiamo “Autorità” per la protezione dell’infanzia che dovrebbero farsi sentire; abbiamo “Autorità” garanti della riservatezza che dovrebbero ammonire; abbiamo “Autorità” per assicurare la buona pubblicità, eccetera. Soprattutto, abbiamo leggi che impongono di sbiancare nelle foto sui media il volto di un minore paffutello in braccio alla mamma oppure di oscurare la faccia di delinquenti minorenni inquadrati in televisione. Eppure le stesse leggi non impediscono ad associazioni umanitarie (umanitarie?) di filmare bambini pelle e ossa facendone propaganda per commuovere gli spettatori.

Le reti televisive, che grondano pedagogie sull’educazione civica, accettano senza fiatare, magari guadagnandoci, questo ignobile uso di bambini sofferenti. La magistratura, pronta ad inquisire una maestra per aver tirato le orecchie ad uno scolaretto, sembra guardare altrove. Infine, le chiese. Non hanno nulla da obiettare le chiese? Cosa le religioni trovano di edificante in questa penosa e umiliante vergogna?


di Pietro Di Muccio de Quattro