La doppia controffensiva giustizialista dei grillini

Forse adesso qualche deputato e senatore leghista avrà capito che stupidaggine ha compiuto votando ad occhi chiusi senza neanche un paio di giorni di riflessione leggi incostituzionali e abominevoli come il cosiddetto “Spazza corrotti”. Quella che permette (oltre alla retroattività di vendette giudiziarie come nel caso Formigoni) di piazzare i “trojan” anche nei telefoni di chi è sospettato di corruzione o del mitico “traffico di influenze”, altro reato che ancora non si riesce a capire come si possa definire su basi concrete e non solo ideologiche.

E forse quando il vento comincerà a soffiare e a “spazzare via” nella loro direzione sarà sicuramente troppo tardi. Ma questi scandali montati ad arte nel mondo del Csm e della magistratura in generale – che consistono nel mettere in piazza le varie “scoperte dell’acqua calda” di repertorio – adesso mostrano il loro vero volto: che è quello di una doppia controffensiva, politica e mediatico-giudiziaria, da parte del pensiero unico grillino, troppo presto dato per sconfitto.

Infatti il risultato certo della pubblicazione – sempre arbitraria quantunque incoraggiata dallo stesso ministro Alfonso Bonafede – di brandelli spesso poco comprensibili delle intercettazioni dei vari Palamara, Ferri, Lotti eccetera cosa stanno producendo, molto prima che una vera e propria indagine possa essere incardinata e ad anni luce da un futuro processo? Dal punto di vista ontologico un vero e proprio processo alle intenzioni di chi parla a ruota libera, non sospettando che anche il cazzeggio possa diventare reato.

Dal lato pratico, però, il risultato vero consiste nel ripristino a tavolino di una maggioranza grillina e filo Davigo (sconfitta sul campo) in seno al Csm, nonché la ripresa “alla grande” di una ondata di giustizialismo teleguidato che poi coinciderà con la futura campagna elettorale dei Cinque Stelle. Che sarà diretta in primis contro la stessa Lega di Matteo Salvini. Con il corollario di una epurazione in chiave anti-renziana del Pd, che a quel punto sarà pronto per un accordo di vassallaggio con gli stessi grillini dopo future elezioni che Salvini rischia di vedere vincere da altri.

Uno scenario da incubo che per gli italiani si tradurrà nello slogan “più tasse (e che tasse, patrimoniale, Imu sulla prima casa, ecc.) per tutti”. Per scongiurare questo immaginario da Venezuela occorrerebbe, invece che tante dirette su Facebook che francamente rasentano la malattia mentale della paranoia ossessiva, uno scatto di coraggio da parte della stessa Lega. Questa è una manovra a tenaglia, l’alleato è a dir poco infido, la magistratura si ricompatta dietro Piercamillo Davigo e Marco Travaglio e avrà il potere in un nuovo Csm dopo le elezioni suppletive. E le loro nomine nessuno le bollerà  mai come figlie di chissà quali manovre di palazzo.

Un capolavoro di ipocrisia, come ha giustamente detto Luca Lotti, che forse è uno che parla troppo al telefono e nelle riunioni conviviali, ma che di sicuro la sveglia al collo ancora non ce l’ha. Così come non ce l’abbiamo tutti noi che assistiamo a questo sfacelo sgomenti e inerti, non difesi da alcuna istituzione, neanche dalla presidenza della Repubblica, la cui prudenza sconfina nell’attendismo. Ma cosa vogliamo ancora aspettare? Al Governo abbiamo già delle persone buone a nulla e capaci di tutto. Hanno fatto leggi che distruggono lo stato di diritto e che si applicano soprattutto contro i nemici politici. Se si rompono anche gli equilibri in istituzioni di garanzia come la magistratura – e pure lì prevarranno i giustizialisti – non possiamo che attenderci processi di piazza, epurazioni e vendette collettive.

Il modello Erdogan-Maduro è già pronto. Andrà di moda nella prossima stagione, pre e poi post-elettorale? A Salvini una pulce nell’orecchio bisognerà pur metterla. O no?

Aggiornato il 18 giugno 2019 alle ore 10:41