Sul Titanic danzano crisi e cretini

Naturalmente le cose, di Governo, di maggioranza e opposizione, in Parlamento, sono sempre critiche e complesse. È la regola, anzi la legge primaria della Polis nel senso più storico del termine e nel suo significato, come si dice, politico tout court. Ma quando si ha a che fare oltre alle crisi anche con un problema sempre più emergente, come quello di come liberarsi dei cretini al potere, la faccenda si complica.

Le complicazioni sono bensì evidenti ma, a parte qualche giornale come il nostro che ne analizzi ragioni, torti e ipotesi varie (e non da oggi), fra i tanti motivi degli arrivi sempre lenti presso la pubblica opinione dei fatti (pochi) e dei misfatti (tanti) governativi, stanno probabilmente in una sorta di risparmio di critiche come in attesa di un qualcosa, dalla stabilizzazione della nuova maggioranza al potere alla sua dissoluzione day-by-day a causa, soprattutto, di liti interne presenti da sempre ma soltanto ora aggravatesi. E, va da sé, messe sotto la lente d’ingrandimento mediatico.

Un aggravio, quello di questi giorni, si badi bene, non tanto o soltanto sui temi e gli impegni classici di qualsiasi governo – nel quale solo il ministro Giovanni Tria pare abbia il senso del pericoloso dondolamento economico della baracca – ma a proposito dei guai per dir così giudiziari in cui è incappato il sottosegretario Armando Siri che è stato esposto al cosiddetto ludibrio mediatico addirittura prima della conoscenza, da parte sua, dell’avviso di garanzia.

Staremmo per dire: la storia si ripete da oltre venti e più anni ma sappiamo che servirebbe a poco, specialmente a chi oggi ci governa, sia Matteo Salvini che Luigi Di Maio, che in quanto a populismo iniettato di giustizialismo non scherzano e sul cui pedale hanno premuto prima, durante e dopo la campagna elettorale con la costituzione dell’ormai leggendario “Governo del cambiamento” in nome e per conto, beninteso, del “nuovo che avanza”.

La guerra in atto fra i due partiti governanti, la lite non secondaria ma primaria fra Di Maio e Salvini, ne rivela contorni che non si addicono a movimenti votati nelle urne e dotati di una maggioranza che il popolo italiano ha premiato in funzione di una svolta di governo, di una assunzione di responsabilità per risolvere vecchi problemi e proporre nuovi progetti. Problemi e progetti che necessitano innanzitutto di una coesione interna, di una convinzione realizzativa reciproca, sia pure con una dialettica sempre necessaria e utile per quel Palazzo Chigi, purché non lo sia solo di nome, cioè di dichiarazioni a getto continuo, ma di fatti.

L’avviso di garanzia anche per un sottosegretario di Stato è, per l’appunto, il segnale di avvio di indagini giudiziarie, di ipotesi, di probabilità, di sviluppi in un senso o nell’altro; il tutto divenuto, da subito, non soltanto un inevitabile e comunque prevedibile sfogo mediatico, ma soprattutto un’arma da parte dei pentastellati da puntare contro Siri chiedendogli le dimissioni immediate. Infatti, come ha dichiarato Di Maio: “Se i fatti sono questi, Siri si deve dimettere dal Governo, va bene aspettare il terzo grado di giudizio, ma c’è una questione morale, e se c’è un’indagine così grave su un sottosegretario di Stato, non è più una questione tecnico-giuridica, ma morale e politica”.

A parte il ritorno della mitica questione morale (che non se n’è mai andata), è sintomatico l’approccio dimaiano laddove parla e premette di veri e propri “fatti”, dati cioè per scontati, per acquisiti e dunque insuperabili sullo sfondo, va da sé, della questione morale. Interessante anche l’inevitabile risposta di Salvini, che ha messo le mani sul fuoco per il suo amico e collaboratore, ma ha citato Virginia Raggi come “inadeguata a fare il sindaco di Roma, deve dimettersi!”, col sottofondo delle dichiarazioni del capogruppo leghista che ha ribadito le dimissioni del sindaco per via di “notizie inquietanti e intercettazioni” a proposito della gestione di Ama.

La musica giudiziaria è ritornata a far risuonare echi lontani e vicini, dei quali il nuovo che avanza (cretini compresi) non può non farne tesoro per le reciproche accuse. E il Governo?

È a bordo del Titanic ballando un altro giro. E poi?

Aggiornato il 19 aprile 2019 alle ore 19:24