Il cambiamento degli irresponsabili

Ecco che ci sta arrivando dritto proprio sulla fronte il cambiamento degli irresponsabili al Governo. Gli ultimi dati sull’aumento esponenziale del debito pubblico, cresciuto nel 2018 il doppio rispetto all’anno precedente, sono raccapriccianti, soprattutto per un sistema economico in enorme affanno come il nostro.

In soldoni, complice la ricetta fallimentare dei pentaleghisti, la quale si innesta in maniera catastrofica all’interno di un quadro congiunturale che sta volgendo al brutto, la crescita incontrollata del medesimo debito pubblico – qualcosa come 6 miliardi di euro al mese – segnala che è rimasto ben poco tempo ai geni della lampada al potere prima che l’inesorabile partito della realtà spazzi via l’illusorio castello di carte di un sovranismo da operetta. Il deteriorarsi della finanza pubblica, attraverso il combinato disposto di una scellerata linea di aumento della spesa corrente e dell’inevitabile calo del gettito tributario dovuto alla recessione in atto, ci sta conducendo verso una crisi forse peggiore di quella devastante del 2011.

Così come ha spiegato con grande chiarezza l’economista Alessandra Fogli nel corso del talk-show condotto su La7 da Giovanni Floris, in una situazione in cui il nostro mostruoso debito pubblico tende a crescere più del dovuto, a fronte di una economia sempre meno in grado di sostenerlo, il rischio Paese cresce di pari passo, determinando una inevitabile salita dei tassi d’interesse. È il classico effetto snowball, con il quale una palla di neve finanziaria si trasforma in breve in una valanga tale da sommergere l’intero sistema. In pratica, tanto per ripassare il concetto, ciò accade quando il costo medio del servizio del debito medesimo supera l’aumento nominale del Prodotto interno lordo. E in questo momento storico, anche a causa delle follie vetero-keynesiane, con tanto di moltiplicatori di Pulcinella, di chi occupa la stanza dei bottoni, questi due fondamentali valori di riferimento, cristallizzati nel rapporto debito/Pil, sono inseriti in una traiettoria devastante per l’Italia.

Mentre allo stato non si intravedono all’interno della maggioranza segnali di una pur minima inversione di rotta nelle politiche economiche. Per il resto vi è un continuo florilegio di chiacchiere elettorali un tanto al chilo. A questo punto non ci resta che indossare l’elmetto.

Aggiornato il 28 marzo 2019 alle ore 10:13