Il patto con la Cina e la congiunzione astrale

Non sembra essere stata una gran trovata quella degli strateghi della propaganda del Movimento Cinque Stelle di mettere la sordina alle elezioni in Basilicata per puntare esclusivamente sul patto con la Cina trasformando Marco Polo in un antesignano del grillismo e la “Via della Seta” in una sorta di salvifica invenzione di Giuseppe Conte e di Luigi Di Maio. Perché c’è un tarlo che rovina tutta questa costruzione propagandistica tesa a dimostrare che mentre gli altri (vedi Matteo Salvini) fanno le chiacchiere, Di Maio fa i fatti che valgono miliardi e miliardi di euro. Questo tarlo è la cosiddetta “congiunzione astrale”. Che instilla nell’opinione pubblica il sospetto che la “Via della Seta” ed il patto con la Cina non sia soltanto un’occasione di sviluppo e di rilancio delle aziende del made in Italy, ma possa diventare, come il famoso stadio della Roma, lo strumento per mettere a miglior frutto la circostanza eccezionale ed irripetibile di ritrovarsi nella stanza dei bottoni del potere.

E se il traffico con la Cina, rivendicato come proprio dal Movimento Cinque Stelle, fosse destinato a diventare l’equivalente di quel traffico con l’Urss che nei tempi della Guerra fredda garantì finanziamenti giganteschi al Partito Comunista Italiano? Nella regola un sospetto del genere non dovrebbe neppure sfiorare la testa dei cittadini italiani. Ma non è stata forse la propaganda giustizialista del Movimento Cinque Stelle e dei suoi sostenitori a trasformare il sospetto nell’anticamera della verità? E non è forse la cronaca dei giorni appena passati ad alimentare la convinzione che se ogni grande opera pubblica italiana, vedi la Tav, è fatta per favorire la solita “banda del buco” dei politici e degli imprenditori corrotti, la “Via della Seta” e dei miliardi sembra realizzata apposta per far scattare la teoria della “congiunzione astrale” in quel mondo grillino che predica la virtù per meglio cedere alle tentazioni della carne e delle mazzette?

L’eccesso di enfasi propagandistica grillina sul patto con la Cina, quindi, è un vero e proprio boomerang. Tutto a causa di quella “congiunzione astrale” che agli occhi degli italiani ha fatto perdere la verginità al Movimento Cinque Stelle trasformandolo non solo in un partito come tutti gli altri, ma in un partito dove la certezza di non poter usufruire all’infinito del potere spinge i suoi esponenti a “peccare fortiter”.

Aggiornato il 28 marzo 2019 alle ore 10:11