Grillini: che ci dice la post-verità

Così come non andrebbero esaltate (eccessivamente) le vittorie elettorali - anche per una Basilicata destinata dal voto al centrodestra (e a Matteo Salvini) - altrettanto non dovremmo calcare la mano sulle sconfitte. Il fatto è che quella dei grillini è qualcosa di più e di diverso di una sconfitta in un’elezione regionale; è una lezione, se vogliamo anche di politica, ma soprattutto di un buon senso che ritorna.

Per sempre? Nulla vi è di duraturo nella Polis e dunque nel potere e nella politica, men che meno in quella sorta di sottospecie ridotta da scienza ad arte da un Bismark (che di potere se ne intendeva), ma, semmai, collocata in un orizzonte del quale un altro grande tedesco, Hegel, ammoniva che sono soltanto “i moralisti e i filantropi coloro che diffamano la politica come un’aspirazione e un’arte create per cercare l’utile proprio a spese del diritto, come un sistema e un’opera dell’ingiustizia”.

Noi sappiamo e ricordiamo le non antiche maledizioni di Beppe Grillo tipo “apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno”, un proclama urlato ai quattro venti, una profezia con l’accompagnamento della immancabile premessa: “Noi siamo completamente diversi dagli altri!”. Ovvero gli altri partiti, la casta, gli altri politici, tutti, liquidati come “cialtroni meno capaci di una madre di tre figli di gestire l’economia e che sarebbero morti all’ingresso del radioso esercito dei Cinque Stelle nell’aula sorda e grigia”.

Indimenticabili certi inizi, pardon, indizi della filosofia grillina e casaleggiana a difesa della post-verità giacché: “Ora che nessuno legge i giornali e anche chi li legge non crede alle loro balle, i nuovi inquisitori vogliono un tribunale per controllare internet e condannare chi li sputtana. Sono colpevole, venite a prendermi. Questo blog non smetterà mai di scrivere e la Rete non si fermerà con un tribunale. Bloccate un social? Ne fioriranno altri dieci che non riuscirete a controllare. Le vostre post-cazzate non ci fermeranno!”.

Ipse scripsit, ma capovolgendo questo imprimatur: sputtanando gli altri, non difendendo la libertà di espressione se è vero come è vero che sono stati espulsi 18 deputati e 19 senatori in tre anni di legislatura, reclamando la possibilità di coprire chiunque di insulti declamata in nome della post-verità e, ovviamente, del garantismo. Un fenomeno, come lo si chiamava anni fa da parte di certuni, quello pentastellato e da altri, in verità pochi, tacciato invece come un virus dotato di parole chiave: populismo, no euro, post-verità, antipolitica, privilegi, vitalizi e casta, ça va sans dire.

Va tuttavia specificato che il garantismo grillino è una fake news e che la battaglia intrapresa dai Cinque Stelle in difesa della mitica post-verità ci racconta una storia ben diversa che riguarda tutti quegli esperti, veri e propri professionisti degli insulti e delle bufale per i quali la battaglia per la libertà di espressione è, al contrario, la proclamazione, via blog e non solo, della difesa del (loro) diritto di svillaneggiare il prossimo, in nome di Rousseau, beninteso.

Demagogia, populismo, giustizialismo, moralismo. Intanto non diminuisce il coro del circo mediatico giudiziario. Poi, col successo alle ultime politiche, si va al governo, a Palazzo Chigi, mentre intanto si amministrano grandi città come Roma e Torino con sindaci donna. Capaci? Incapaci? Ai posteri la sentenza, non molto ardua fin da ora. E il governo? A tal proposito qualcuno ha sentenziato, con qualche buona ragione, grillismo e governo: la bandiera dell’onestà è la maschera degli incapaci mentre scattano le prime manette per i cantori dell’onestà. O incapacità?

Sovviene a tal proposito l’avvertimento di un grande liberale come Benedetto Croce, un insegnamento di una impressionante attualità: “L’ideale che canta nell’anima di tutti gli imbecilli e prende forma nelle non cantate prose delle loro invettive e declamazioni e utopie, è quella di una sorta di areopago composto di onest’uomini ai quali dovrebbero affidarsi gli affari del proprio Paese”.

Una verità, senza post.

Aggiornato il 26 marzo 2019 alle ore 13:41