GLI EREDI DEL NULLA FINITI NELLA MELMA

Non mi è facile parlarne e scriverne senza che si riaccenda il dolore provato quando mi trovai a dovermi convincere che il progetto di una mia militanza per l’affermazione politica dei miei convincimenti era fallita con la fine del Partito Radicale. Cosa avvenuta almeno negli ultimi anni ’80 del secolo scorso.

Una fine cui ha fatto seguito una troppo lunga sceneggiata di una falsa sopravvivenza protrattasi al di là di un doveroso rispetto per chi in quel fallimento era il principale sconfitto e, al contempo, il responsabile proprio della sceneggiata del troppo lungo agitarsi di fantasmi.

C’è oggi un episodio, marginale nella politica sciagurata di questi giorni, che potrebbe e dovrebbe considerarsi l’atto ufficiale, il suggello morale di una morte di cui erano andate perdute le carte delle certificazioni.

Quella frazione dell’oramai da tempo inesistente Partito Radicale che si era messa a disposizione di Emma Bonino, assicurandole nelle ultime elezioni politiche un seggio in Senato mediante un’operazione in sé assai poco commendevole di alleanza con uno dei cascami meno limpidi della Democrazia Cristiana (alla quale, in verità, non può farsi carico di aver cercato di prendere in giro nessuno circa la propria sopravvivenza), è stata sgominata, con una operazione tipicamente democristiana innestata nelle tecniche dei congressi del fu Partito Radicale, dal socio di quell’ultimo affare politico di Emma Bonino… Non parlo di quello con il più noto affarista Soros, ma di quello più tipico. Tabacci. Nientemeno Tabacci, infatti, è stata l’ultima spiaggia infida ma per certi versi accogliente ed a buon mercato per Emma Bonino.

Altri ha descritto il sopraggiungere al Congresso di +Europa delle compatte schiere che pare abbiano consegnato al vecchio manipolatore di correnti D.C. quell’esemplare di reliquia dell’ultimo sfruttamento politico di una non ingloriosa vicenda dello scorso secolo. “Truppe cammellate” sono stati definiti gli uomini di Tabacci arrivati in pullman a votare per la lista promossa da quell’autentico “Ex tutto”, che pare all’ultimo momento, li avesse arruolati.

Brutta cosa. Emma Bonino, che aveva per anni saputo muoversi tra le nuvole ed i fantasmi con i quali aveva condito la sua immagine tenendo tuttavia i piedi per terra, è stata sconfitta con un modo di far politica che non le era né del tutto ignoto né estraneo. Se ciò fosse sufficiente a chiudere una pagina che, non può essere rispettata solo per quanto di meglio in passato vi è stato racchiuso, ci sarebbe almeno da compiacerci per la fine di un doloroso inganno. L’insuccesso personale di Emma sarebbe compensato e superato dall’apprezzamento per un ineludibile dato di verità.

In questa gran commedia delle assenze dalla vita del nostro Paese, non si sentirà il vuoto determinato da questa fine ingloriosa che non sopravviene oggi, ma che, semmai, oggi è manifesto anche per chi non ha voluto vedere la realtà. Molti, molti anni fa.

 

Aggiornato il 05 febbraio 2019 alle ore 16:58