Governo: la miccia è accesa

Quando in una coalizione cominciano a tentare di farsi reciprocamente lo sgambetto, significa che tira aria di crisi. Nel caso della coalizione gialloverde è ormai chiaro quanto non convenga quasi più a nessuno che questo Governo resti in piedi: il prestanome Giuseppe Conte si è stancato di stare nel ruolo di testa di legno, Matteo Salvini – tranne la propaganda sui porti chiusi che gli sta riuscendo egregiamente – non riesce a fare molto sui principali dossier economici e sul rimpatrio dei clandestini, Luigi Di Maio – dopo aver girato a vuoto per mesi – rischia di sparare la palla in tribuna nonostante la porta sia vuota perché il suo “Reddito di cittadinanza” è destinato a restare poco più di un annuncio. Tanto vale cercare una scusa per far saltare tutto e possibilmente scaricare ogni responsabilità sul partner di coalizione. Quale miglior pretesto per minare tutto se non la richiesta di processo proveniente da Catania nei confronti del ministro dell’Interno accusato di sequestro di persona per il caso della nave Diciotti.

Ad aprire le danze è stato Matteo Salvini che con un colpo di teatro ha preteso solidarietà dalla coalizione esigendo che tutti votino in maniera compatta il non luogo a procedere nei suoi confronti. In questo modo, se i Pentastar dovessero votare contro l’autorizzazione a celebrare il processo, essi perderebbero quella parte di elettorato giustizialista e forcaiola. Se invece dovesse prevalere un atteggiamento meno garantista da parte dei grillini, a rimetterci sarebbe il Governo perché a quel punto non ci sarebbe più una coalizione e la responsabilità sarebbe di Luigi Di Maio al quale si potrebbe imputare di aver fatto diserzione e alto tradimento proprio nel momento in cui ci sarebbe stato il bisogno di serrare le fila.

In verità, la ciambella di Salvini pareva riuscita col buco dato che in questi giorni i grillini hanno sostenuto tutto e il contrario di tutto oscillando tra “la posizione sulla nave Diciotti è stata collegiale per cui è ingiusto processare Salvini” e “qualora fosse successa questa cosa a Di Maio, lui avrebbe rinunciato… Credo proprio che voteremo a favore alla autorizzazione a procedere” (cit. Alessandro Di Battista).

Ma proprio mentre sembrava che i Cinque Stelle si barcamenassero alla disperata ricerca di una sintesi, ecco la dichiarazione sibillina del “Dibba” nella trasmissione di Bruno Vespa: “Poi cercheremo una soluzione tutti assieme".

Ma Di Battista si riferiva ad una soluzione che il Governo deve trovare per scongiurare il voto della Giunta per le autorizzazioni? O si sta forse minacciando di far saltare il Governo onde poi formarne uno rosso-giallo? La sensazione è che lo spauracchio venga agitato in maniera anche non troppo sibillina.

E pensare che le scuse per non votare l’autorizzazione a procedere abbondano: il ministro dell'Interno ha agito nell'interesse dello Stato, il Consiglio dei ministri è stato unanime sul tema, i giudici che hanno chiesto il processo per Matteo Salvini appartengono a Magistratura Democratica, il sindacato delle toghe che in questi giorni si è schierato apertamente e ferocemente contro il decreto sicurezza chiedendo l’impeachment del segretario leghista. Sarebbe solo bastato cavalcare la tigre. Ma evidentemente – tranne che non si tratti di pretattica – a nessuno conviene che questo Governo vada avanti.

Aggiornato il 31 gennaio 2019 alle ore 10:38