Se questo è un centrodestra

Che strazio la scena della forzista Stefania Prestigiacomo immortalata nel mentre scarrozza in gommone il più urticante dei veterocomunisti in circolazione, Nicola Fratoianni assieme al radicale Riccardo Magi. Scopo della gita fuori stagione: visitare gli immigrati sulla nave Sea Watch 3, fermi in rada fuori la costa siracusana. Che ci provassero i multiculturalisti a fare il blitz era nelle cose, ma che a condurli a bordo della nave indesiderata dallo Stato italiano fosse un’esponente di Forza Italia, partito alleato della Lega, almeno sulla carta, restituisce l’immagine della Torre di Babele. I vertici del movimento berlusconiano si sono affrettati a dire che si è trattata di un’iniziativa personale della parlamentare siciliana non concordata con la dirigenza del partito. Ma la presa di distanze postuma non è servita ad impedire la frittata. L’uscita della Prestigiacomo non sarebbe diventato un caso politico se non fosse che da quando si sono concluse le ultime elezioni politiche il movimento leghista ha cominciato a marciare compatto per proprio conto, come una falange macedone, mentre Forza Italia ha dato la sensazione di essersi persa. Non si capisce dove stia andando. L’unica certezza è che tanto tra le fila della dirigenza quanto tra quelle dei quadri intermedi del partito, ognuno remi scegliendo una propria rotta, non curante del fatto che essa sia condivisa dal resto del partito. Già in occasione dell’approvazione della Legge di Bilancio si è sfiorata la rottura definitiva del patto di coalizione del centrodestra, quando dalla critica anche aspra si è passati, da parte di alcuni eminenti forzisti, agli insulti a Matteo Salvini.

Come al solito è dovuto intervenire Silvio Berlusconi a mettere una pezza sulle intemperanze dei suoi. La consapevolezza che nei prossimi mesi si giochi la delicatissima partita del rinnovo di alcuni Consigli regionali, per i quali Forza Italia potrebbe avere concrete chance di conquistare una o due presidenze di regione grazie alla spinta propulsiva del voto ai leghisti, ha spinto il vecchio leone di Arcore a smorzare le polemiche. Evidentemente non è bastato perché alla prima occasione utile i suoi sono tornati a gettare benzina sul fuoco del rapporto con la Lega. Non si tratta solo della gita in gommone della Prestigiacomo. Anche quella frase dal sen fuggita del potentissimo ras forzista della Sicilia, Gianfranco Micciché, che ha equiparato Salvini a Hitler, alla quale è seguita l’uscita dell’onorevole Mara Carfagna che ha praticamente dato del vigliacco a Matteo Salvini, non sono il viatico migliore per ricomporre l’ordito della trama del centrodestra unito. L’errore più grave, che denota crisi di idee, attribuibile oggi a Forza Italia è la mancanza di chiarezza circa una visione della società che si vorrebbe costruire insieme agli alleati. Quale sia l’idea d’Italia e d’Europa della Lega è noto, ma qual è quella di Forza Italia?

Se ci focalizzassimo sul futuro dell’Unione europea, al netto degli slogan poco convincenti, sembrerebbe che alcuni vertici forzisti spingano verso l’adesione al “manifesto” europeista di Carlo Calenda che valuta la crescita delle forze sovraniste di cui la Lega salviniana è capofila alla stregua di un’involuzione civile e democratica in seno all’Europa. Se per il progressista Carlo Calenda l’autoritarismo in atto ha il volto di dell’ungherese Viktor Orbán, per i dirigenti forzisti vale altrettanto? Qual è il pensiero di costoro a proposito dei rapporti con la Francia di Emmanuel Macron e la Germania di Angela Merkel? D’accordo sull’infantilismo della politica estera dei pentastellati, ma quando è l’alleato Salvini a proporre un cambio di tattica passando dalla soggezione psicologica verso i partner comunitari più forti a una virile contrapposizione fatta anche di eclatanti gesti dimostrativi, Forza Italia condivide o prende le distanze? I dirigenti forzisti devono sforzarsi di comprendere che nella fase politica attuale l’opinione pubblica chiede chiarezza di posizioni.

È legittimo fare scelte alternative a quelle della Lega, l’elettorato lo capirebbe. Ciò che invece proprio non si tollera è la strategia di chi a parole dice una cosa ma nel concreto fa l’opposto. Paradigmatica è stata la sortita della parlamentare Prestigiacomo. Non si può compiacersi del Decreto Sicurezza voluto da Salvini, come ha fatto Forza Italia, e allo stesso tempo presentarsi davanti alle telecamere con sullo sfondo la barca in rada della Ong e dichiarare: facciamo sbarcare quei poveretti che soffrono tanto. Non è così che funziona la politica. Vuoi essere buonista? È tuo diritto ma rompi l’alleanza con la Lega perché se non lo fai nessuno ti crede più. E se il popolo ti etichetta opportunista, non ti vota. Qualcuno in Forza Italia lo ha compreso benissimo e perciò ha deciso di stare alla finestra a guardare che l’amaro calice del declino forzista sia consumato fino in fondo. La domanda di rappresentanza alla quale quel qualcuno pensa di dare risposta s’indirizza alla costruzione di un nuovo soggetto di riferimento di tutti quegli lettori che non ritrovandosi nel radicalismo sovranista della Lega si sentono pur sempre di appartenere alla destra conservatrice e riformista e per questo non vorrebbero vedersi trasportati nel progressismo mezzo “lib” e mezzo “lab” del Calenda di turno. Il governatore della Liguria, Giovanni Toti, è tra coloro che attendono che la tempesta sia passata per rimettersi in cammino sotto nuove insegne. La ricetta di Toti, rivelata ieri al Corriere della Sera è semplice: “Serve un contenitore aperto a tutte le anime di quello che fu il centrodestra, ma con programma, regole interne e classe dirigente nuovi; un partito con ampie autonomie regionali anche, perché il centralismo non funziona più”.

È solo questione di tempo, ma una seconda gamba del centrodestra compatibile con la Lega ma non ad essa sovrapponibile sorgerà. Sarà l’uovo di Colombo o di Toti? Chiedetelo al mare.

Aggiornato il 30 gennaio 2019 alle ore 10:49