Per commemorare il “Giorno della Memoria” del 27 gennaio 2019 ho scelto di riportare l’eloquente risvolto di copertina di una formidabile opera della studiosa inglese Yvonne Sherratt, “I filosofi di Hitler”, pubblicata nel 2013 da Bollati Boringhieri. Non solo perché è una penetrante sintesi del profilo morale ed intellettuale dei pensatori tedeschi scandagliati nel libro, ma anche perché rivela “come grandi intelligenze abbiano potuto cedere all’abiezione.”

“Nel corso della storia l’infamia ha assunto molte forme, nessuna più spregevole, probabilmente, di quella incarnata dalla rispettabilità. È tuttavia con questa maschera che l’ideologia razzista e antisemita del nazismo poté imporsi, senza quasi trovare ostacoli, nelle università e nei centri di ricerca di tutta la Germania. Fu così che, mentre figure di spicco come Theodor Adorno, Max Horkheimer, Walter Benjamin, Ernst Cassirer, Hannah Arendt, Karl Löwith, Edmund Husserl, Kurt Huber e altri furono ridotti al silenzio o costretti all’esilio, filosofi eminenti come Martin Heidegger, Carl Schmitt, Alfred Rosenberg, Wilhelm Grau e Max Boehm contribuirono nel dare al nazismo quella facciata di rispettabilità di cui aveva assoluta e radicale esigenza. Filosofi, scrittori, scienziati, storici, rafforzarono ideologicamente e politicamente il regime hitleriano, ne ispirarono e giustificarono le azioni. Fu anche grazie al loro zelante e talora incondizionato appoggio che il nazismo poté attuare il suo programma criminale quasi per intero. Ma solo i documenti venuti alla luce nel corso degli anni, e alcune recenti e decisive scoperte, hanno rivelato l’enormità della loro infamia.”

Il “Giorno della Memoria”, per raggiungere appieno lo scopo essenziale di tenere viva la Shoah nel cuore e nel cervello degli individui, deve comprendere anche il ricordo delle cause culturali che la determinarono. L’avallo dell’intellighenzia, infatti, non fu meno decisivo tra i motivi dell’affermazione del nazismo, della sua ideologia razzista e antisemita. Resta comunque il più stupefacente, trattandosi di ragionatori che sragionano. Permane il mistero di menti brillanti, coltivate in contesti civili, che abbracciano la barbarie: un mistero non spiegabile semplicisticamente con l’umana miseria, come provano gli altri intellettuali complici di altri abomini perpetrati da altri totalitarismi del XX Secolo.

Aggiornato il 29 gennaio 2019 alle ore 10:25