Il gatto e il topo

Allo stato attuale non ci sono margini per tenere in piedi, al di là delle prossime elezioni europee, una maggioranza di governo che si regge su equilibri assai precari.

D’altronde, sul piano strategico tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio non sembra esserci partita, con il primo che letteralmente gioca con l’altro come farebbe il proverbiale gatto con il topo. Da qui, prima che sul piano specifico dei contenuti, nascono le vere ragioni del crescente dissenso politico tra Lega e Movimento 5 Stelle. Un dissenso praticamente insanabile e che condurrà ad una prossima quanto inevitabile rottura del patto di governo.

Soprattutto con l’addensarsi di nubi sempre più fosche sulla nostra economia, le quali già segnalano da tempo un accresciuto rischio Paese, l’exit strategy del più classico degli scaricabarile è destinato a trasformare in nemici giurati i due dioscuri del cambiamento. Ma è qui che il leader leghista, come già preannunciano i sondaggi, tenderà a surclassare il suo attuale alleato. Potendo infatti già contare sul tema molto popolare del contrasto all’immigrazione clandestina, il ministro dell’Interno sarà in grado di rovesciare su Di Maio e soci l’intera responsabilità di una situazione economica e finanziaria che si prospetta quasi catastrofica, minimizzando al cospetto dell’opinione pubblica le pur importanti responsabilità della Lega su questo fronte.

Tuttavia, l’aver praticamente lasciato ai grillini l’intero pacchetto dei ministeri economici, giudicato da tanti poco avvertiti opinionisti un grave cedimento, evitando pure di interferire nelle loro inverosimili sparate propagandistiche (come l’ultima di Luigi Di Maio che annuncia un prossimo boom economico, mentre escono alcuni dati a dir poco sconfortanti sulla produzione industriale), ha rappresentato una mossa strategica di prim’ordine, ciò soprattutto in relazione al quadro politico generale.

Per dirla in parole ancor più semplici: in assenza di una valida e organizzata opposizione, Matteo Salvini ha giocato la carta del socio di governo più concreto e responsabile, pur continuando a raccontare da posizioni più defilate e con toni assai meno trionfalistici dei grillini alcune balle economiche presentate in campagna elettorale. In questo senso, l’azzardo politico del leader del Carroccio, ovvero la rischiosa alleanza con gli scappati dei casa a 5 Stelle, potrebbe portarlo nel futuro prossimo a governare l’Italia in solitaria.

D’altro canto, già ampiamente bruciata la carta del cambiamento grillino e con un Partito Democratico morto e una Forza Italia incapace di rinnovarsi, l’elettore medio sembra inesorabilmente destinato a cercare il suo rifugio tra le rassicuranti braccia del nazionalismo salviniano. Staremo a vedere.

Aggiornato il 14 gennaio 2019 alle ore 11:37