Se il “reddito di cittadinanza” è tutto da inventare

mercoledì 7 novembre 2018


Negli ultimi giorni a qualche ministro gialloverde è sfuggita qualche frase con la quale si ammette che il “reddito di cittadinanza” è tutto da inventare e definire e da inventare e definire sono coloro che ne beneficeranno e persino se per averlo bisognerà produrre idonea domanda. Presumibilmente documentata.

Resta l’imprudenza del parlare a vanvera: Luigi Di Maio ci vorrebbe far credere che il suo “regalo” arriverà per Natale. Che sarà il Natale 2018, mentre si sta ancora pensando di trovare la “copertura”, cioè i soldi, per l’anno 2019.

Imprudente, comunque, è qualsiasi discorso al riguardo, perché Di Maio ed i suoi sorvolano sul fatto che la definizione giuridica della titolarità di tale reddito nessuno ha pensato di tentare di farlo. Tanto meno a prevedere il contenzioso che ne scaturirà. Di questo aspetto che si aggiunge al grottesco di tutta la storiella senza che con ciò ci venga in mente di proclamarci profeti e scienziati, ci siamo preoccupati fin dal primo giorno in cui si è scatenata la polemica sul “reddito di cittadinanza”. Ma il grottesco ed il gusto per le cose assurde di questa gente, non ha limiti. Abbiamo inteso persino parlare di una “distribuzione di quote di terre ai contadini”. La “Terra di cittadinanza”!

Dare ai contadini quote di terre in proprietà è stato discusso e tentato in Italia ed altrove. Ci provò persino Giuseppe Garibaldi promettendo le terre dei conventi e dei feudatari ai picciotti che si fossero arruolati nell’“Esercito meridionale”. Ovunque si sono “distribuite” le terre, esse sono subito tornate a costituire grosse proprietà magari peggio organizzate. Ma questo i nostri governanti dovrebbero leggerlo sui libri di storia. Ma si sono dimenticati di prevedere i “libri di cittadinanza”. Almeno per chi sa leggere.


di Mauro Mellini