L’addio tra Grillo e i 5 Stelle

mercoledì 10 ottobre 2018


Pare accertato che Beppe Grillo, il comico fondatore del Movimento 5 Stelle, abbia rotto i ponti con la sua azienda comico-politica e se ne sia tirato fuori. C’è chi dice che ciò sia dovuto a un forte dissenso con Casaleggio junior, chi a un analogo urto con l’apparato “istituzionale” del partito, chi alla preoccupazione che la comicità dell’attore ligure segnasse malamente quella del Governo da essa agguantato, oppure che la comicità del fondatore, fatta di invettive irripetibili, fosse inadeguata a quella suscitata tra la gente dal Governo e della schiera parlamentare che tendono a imporsi un tono comico sì, ma allegrotto e ottimistico.

Lavoro per gli avvocati. Quelli cosiddetti “d’affari”. Non si ha notizia del pagamento di somme per “regolare” la partita. Ma è difficile che un Movimento nato e prosperato con una visione “privatistica” della politica cambi faccia o, almeno facce, senza che il denaro vada a compensare le partite del dare e dell’avere.

Il Partito dei Cinque Stelle (pare che Grillo “consenta” che nella divisione del bottino l’uso gratuito del simbolo elettorale del partito rimanga a quest’ultimo) ha battuto ogni record nella deformazione del concetto giusto e sano di partito. Se Silvio Berlusconi era “notoriamente” il padrone di Forza Italia (essendone anche l’ideatore e il leader), tra i Cinque Stelle la “proprietà” non ha usato schemi, non si è nemmeno camuffata di Democrazia. La “democrazia diretta” telematica, se ha funzionato, lo ha fatto per fatti specifici, quali le candidature. Ma i “padroni” nessuno può dirlo nemmeno per scherzo, che quelli lì se li siano scelti loro.

Ora è intervenuto dissenso e incompatibilità tra padroni politici e padroni patrimoniali. Sarà interessante, non solo per il pubblico degli spettacoli comici, vedere come sono stati regolati i complessi rapporti telematico-proprietari della Casaleggio e Co. e il Partito dei 5 Stelle. Abbiamo toccato il fondo.

Basterebbe questo perché l’addio di Grillo fosse l’addio dei milioni di italiani che avevano trovato una qualche giustificazione dell’insano gesto della votazione per questi cosiddetti seguaci dell’antipolitica. Toccato il fondo bisognerebbe risalire. Già, bisognerebbe.


di Mauro Mellini