Uno strano governo

lunedì 14 maggio 2018


 

Domattina (oggi per chi legge) il governo potrebbe esser stato fatto. I Dioscuri, chiarisce l’enciclopedia Treccani, erano i mitici figli di Zeus chiamati Castore e Polluce, generati insieme con Elena dall’uovo di Leda, congiuntasi con Zeus trasformato in cigno. Compivano le loro gesta sempre uniti: Castore domatore di cavalli, Polluce valente nel pugilato. Ambedue furono considerati divinità benefiche e salvatrici. Erano anche protettori dei naviganti nelle burrasche. I colossi in marmo che fin dall’antichità adornano il Quirinale sono copie romane di un gruppo in bronzo di Fidia e Prassitele. Se il governo sarà fatto, avremo la prova che non solo la Storia si ripete, ma pure la Mitologia si avvera. Due Dioscuri in sedicesimo, però in carne ed ossa, risaliranno il Colle per salvare la legislatura a beneficio degl’Italiani, giurano. Sarà il governo storico (appunto!) del cambiamento, assicurano.

Beh, cambiare per cambiare è la passione degli stolti, dice un aforisma che mi piace molto, forse perché l’ho scritto io. E poi non c’è nulla di storico nel cambiamento in sé, come insegnavano i filosofi antichi e dimostrano i fisici moderni: un fenomeno ineluttabile. Anche il decadimento è un cambiamento. Vedremo al dunque il miglioramento, se miglioramento sarà. Intanto, comunque, è un ben strano governo. Leda, la legge elettorale, giaciutasi con un elettorato nauseato da lustri di candidature oligarchiche “prendere o lasciare”, ha deposto un uovo con due embrioni non fecondati dallo stesso Zeus, i quali si sono tuttavia riconosciuti consanguinei dopo l’infruttuoso tentativo di sbranarsi a vicenda. Si sono affratellati scambiandosi il genoma con un contratto politico. Se sia un abbraccio fraterno o un contratto simulato, lo dirà il futuro che riposa sulle ginocchia di Giove (appunto!).

A cose fatte, i nostri Dioscuri si sono messi a caccia di un presidente del Consiglio che garantisca la validità del contratto e ne curi l’esecuzione per conto dei contraenti. E qui la stranezza del governo nascituro trasmoda in mostruosità. Piuttosto che un premier, il futuro presidente, affinché la sua figura costituzionale fosse coerente con i presupposti politici e negoziali, dovrebbe incarnarsi in una sorta di Quisling parlamentare. Il presidente del Consiglio, in base all’articolo 95 della Costituzione, dirige la politica generale del governo e ne è responsabile, mantiene l’unità d’indirizzo politico e amministrativo, promuove e coordina l’attività dei ministri. A riguardo l’onorevole Tosato, relatore per la Commissione, dichiarò alla Costituente: “La figura del presidente del Consiglio è un’esigenza e un fatto che non si può e non si deve eliminare. È il presidente del Consiglio che dà tono e fisionomia al Governo; che imprime l’indirizzo fondamentale al ministero; che mantiene l’unità d’indirizzo; che promuove e coordina, nell’armonica e generale intesa dei suoi collaboratori, l’attività dei ministri, individualmente e in Consiglio dei ministri. La formula proposta dalla Commissione vuole essere l’espressione di un necessario equilibrio ponderato, al fine di assicurare l’unità organica del Governo”.

Poiché è perciò escluso che un ministro possa, di sua iniziativa e nel suo interesse istituzionale, adottare provvedimenti o compiere atti contro la volontà del presidente del Consiglio, questi, essendo responsabile dell’unità d’azione del Governo, dovrà limitarsi ad eseguire gli ordini dei Dioscuri e ad interpretare soltanto le clausole contrattuali oppure potrà agire come guida costituzionalmente protetta della politica generale del Governo?

Seppure nel mito i Dioscuri proteggessero i naviganti durante le burrasche, non risulta che perciò li inducessero a navigare comunque. A tacere che sulla barca sono tutti gl’Italiani, anche i riluttanti ad imbarcarsi.

 

 


di Pietro Di Muccio de Quattro