I paroloni di Luigi Di Maio

In attesa che si sciolga il grande enigma per la formazione del nuovo Governo, noi persone comuni e, almeno supponiamo, ragionevoli dovremmo auspicarci che alla fin fine ritorni prepotentemente sulla scena politica il cosiddetto principio di realtà.

Un principio di realtà che, da quando è stata inventata la psicoanalisi, dovrebbe sempre rappresentare un invalicabile spartiacque tra la follia e la stabilità mentale. Ed è soprattutto allo scopo di riportare in auge questo fondamentale requisito valido in ogni ambito umano, politica compresa, che da tempo sostengo, insieme a una piccola riserva indiana di opinionisti, la necessità di avere un Esecutivo formato da chi ha vinto le elezioni raccontando di poter tramutare sempre e comunque il piombo in oro, facendo volare asini in tutti i cieli d’Italia.

In questo modo i partiti e i personaggi che hanno usato in maniera del tutto irresponsabile l’arte della manipolazione collettiva, ingannando letteralmente milioni di ingenui e sprovveduti concittadini, saranno costretti a fare i conti con le loro assolutamente irrealizzabili promesse elettorali.

Proprio sul piano di codesti programmi spaziali il sempre più disperato Luigi Di Maio ha messo in piedi un ridicolo “Comitato scientifico per l’analisi dei programmi”, coordinato da tal professor Giacinto della Cananea, al fine di trovare il maggior numero di affinità tra le tesi dei grillini e degli altri partiti, così da preparare il terreno per il suo lunare contratto di Governo.

Cosa poi ci sia di scientifico in un lavoro di strumentale valutazione delle balle spaziali altrui, con l’unico scopo di raggiungere la sempre più distante poltrona di primo ministro, penso che lo sappia solo Di Maio. Ma anche in questo frangente si scorge con evidenza il tentativo di manipolare il proprio elettorato di riferimento attraverso l’utilizzo di paroloni del tutto fuori contesto, con l’intento di occultare le vere e malcelate intenzioni di questi ennesimi paladini del cambiamento di Pulcinella: accaparrarsi la più ambita poltrona politica d’Italia.

Una poltrona di Premier tutta rivestita di buone intenzioni la quale, giunti a questo punto, costituisce l’unico obiettivo politico di un uomo e del suo partito degli onesti. Francamente un po’ poco per chi, solo poche settimane addietro, prometteva di cambiare il Paese sino all’ultimo bottone.

Aggiornato il 18 aprile 2018 alle ore 13:20