Un Paese “buttato” in caciara

Con l’avvento della classe grillina (e leghista?) al potere arriva l’Italia che la “butta in caciara”. Quella formata da gente che si laurea alla Link University. E che contemporaneamente ci faceva sopra, solo qualche anno prima, interrogazioni parlamentari definendola un “esamificio”. Non è più solo la categoria dello spirito delle facce di bronzo, esperti del caciocavallo contrabbandati per “eccellenze”, ma peggio: la teorizzazione della relatività assoluta delle idee, delle opinioni e anche della veridicità di tutto lo scibile umano.

Pur di arrivare alla presa del potere fine a se stessa va bene tutto: anche spergiurare di avere ministri super competenti benché abbiano in gran parte preso una laurea con la Cepu invece che alla Sorbona oppure a Oxford. È la plebe dell’ex scuola Radio Elettra che, come in un incubo da film di Alejandro Jodorowsky, sta conducendo una lunga marcia maoista verso un potere che presumibilmente cercherà di non lasciare mai più. In questo sagacemente aiutata da persuasori occulti come Beppe Grillo e la Casaleggio Associati.

È la rivincita di quell’analfabetismo di ritorno che pretende il proprio posto nel Paese. E – visto quello che hanno combinato certi professoroni della Bocconi, a partire da Mario Monti – si potrebbe dire “non senza alcune buone ragioni”. Il problema però resta l’esempio: possiamo permetterci un’Italia in cui la classe dirigente si è così strutturata? Un Paese che ripudia la realtà e la butta in caciara dalle discussioni in tivù nei talk-show fino al dibattito parlamentare?

Qui ormai non sono più ideologie che si contrappongono, ma luoghi comuni. E il “luogocomunismo” tutto sommato è una delle tante anticamere del totalitarismo. Nella notte nera, nella fitta nebbia della ragione, come si può più distinguere? Non è una questione di bene e di male, o di “onestà, onestà” – altro slogan della caciara – ma di semplice predominio della ragione. Che per la prima volta dai tempi di Platone viene messa in discussione in un Paese che un tempo era la culla del diritto e oggi ne è la bara – anzi la fossa comune – senza che nessuno batta ciglio.

Aggiornato il 27 marzo 2018 alle ore 13:44