Il successo del M5S si basa su una colossale illusione

martedì 13 marzo 2018


Incurante della tendenza italica, che possiamo definire come alternanza obbligatoria, a far perdere molto rapidamente il consenso a chiunque faccia irruzione nella stanza dei bottoni, Luigi Di Maio prosegue imperterrito nella sua marcia verso il Governo del Paese. Il capo politico del Movimento 5 Stelle arriva persino a parafrasare il presidente dei vescovi italiani, Gualtiero Bassetti, accogliendo il suo recente richiamo al bene comune e agli interessi dei cittadini.

In questo senso, “Giggino ’o webmaster” ribadisce ai quattro venti l’intenzione di realizzare il primo punto del suo programma, ossia il famigerato reddito di cittadinanza, coniugandolo con un  forte incremento del welfare familiare finalizzato a stimolare le nascite. Tutto questo poi, che comporterebbe un aumento della spesa pubblica di svariate decine di miliardi di euro, verrebbe affiancato a una decisa riduzione della pressione fiscale, così da non farsi mancare niente nei deliri ad occhi aperti proposti dai grillini di governo.

Ora, analizzando queste tesi alla luce della fragilissima condizione dei nostri conti pubblici, si tratta di evidenti sciocchezze programmatiche le quali, tuttavia, unite al nuovismo dei pentastellati ne ha reso credibile il messaggio politico agli occhi di milioni di elettori. Elettori che, mi permetto di ricordare, appartengono a un Paese che si trova agli ultimi posti nel mondo in quanto ad analfabetismo funzionale e, proprio per questo, tendenzialmente propensi a bersi tutte d’un fiato le pozioni magiche dei tanti postulanti della nostra politica da avanspettacolo. 

Nella fattispecie, il buon Di Maio può permettersi di spacciare per oro colato i suoi irrealizzabili programmi, rivolgendosi al popolo come un Messia, perché nella testa di buona parte di costoro vige una credenza che non si è mai realizzata in nessuna parte del globo. Chi vi presta fede ritiene fermamente che la politica, intesa con la P maiuscola, sia una sorta di Empireo democratico nel quale gli eletti, investiti dai sacri poteri conferiti dal suffragio universale, possiedono gli strumenti infallibili per donare al popolo medesimo benessere e ricchezza. Ma quando ciò non avviene, così come racconta da anni la narrazione dei grillini, ciò dipende solo ed esclusivamente dalla disonesta incapacità dei vecchi amministratori, i quali sarebbero inclini ad appropriarsi di ciò che appartiene alla “gente”.

In tal senso l’illusoria democrazia diretta della Rete, sulla quale il M5S ha costruito il suo consenso, rappresenta nell’immaginario collettivo l’anticamera democratica per far sì che l’individuo comune possa anch’egli sedersi al tavolo della prosperità solo per diritto di cittadinanza. Si tratta ovviamente di una visione semplicistica e dai presupposti insensati, ma che sembra oramai essersi insediata nella mente di una popolazione sempre più confusa e, proprio per questo, propensa a confidare nelle sue promesse in modo del tutto acritico. Ed è per questo che non vedo altre alternative alla possibilità di consentire all’Italia di sperimentare la nullità programmatica dei grillini evitando, nel caso di un prossimo Esecutivo di transizione che li mantenga all’opposizione, di regalare loro la maggioranza assoluta, o giù di lì, al prossimo giro.


di Claudio Romiti