Il matrimonio impossibile tra M5s e Lega

Nell’immediatezza del terremoto elettorale che ha sconvolto la politica italiana, alcuni autorevoli commentatori, tra cui l’ottimo Claudio Cerasa, hanno paventato la possibilità di una alleanza di Governo tra Movimento 5 Stelle e Lega. 

Credo, in realtà, che si sia trattato di un giudizio affrettato, dettato soprattutto dall’emotività del momento, visto che a mente fredda una stringente logica tenderebbe ad escludere questo matrimonio politico. Un matrimonio politico che, malgrado le presunte affinità programmatiche sottolineate dallo stesso direttore de Il Foglio, andrebbe contro gli attuali interessi di Matteo Salvini, relegandolo al ruolo di socio junior di una alleanza che avrebbe scarsissime prospettive di successo. Al contrario, al di là di un improbabile esecutivo di centrodestra con Salvini premier, al leader del Carroccio conviene mantenere la barra dritta su una ben più comoda  rotta di intransigente opposizione, nella realistica prospettiva di fagocitare sotto le bandiere di un solo partito i suoi attuali alleati.  

Proprio sotto questo profilo Salvini, al contrario dei grillini, può permettersi di evitare il campo minato di una responsabilità di Governo che, come ci ha appena ricordato l’Europa, dovrà fare i conti con alcune necessarie, quanto dolorose misure di correzione dei conti pubblici che rendono ancor più surreali le tante promesse fatte in campagna elettorale, come il reddito di cittadinanza o l’abolizione tout court della legge Fornero.

D’altro canto, restando lungo la riva del fiume in attesa del crollo inevitabile delle follie programmatiche dei pentastellati, il capo della Lega avrà più tempo per ammorbidire una linea politica che fino ad ora gli è stata molto utile per cavalcare la protesta, soprattutto al Nord, ma che non appare più adeguata nella prospettiva di rappresentare l’intero fronte della sua attuale coalizione. Inoltre, se Salvini intende mettersi a capo di una duratura alternativa politica di Governo, evitando di mandare il sistema rapidamente in bancarotta scontrandosi con la dura realtà dei numeri e dei bilanci, dovrà necessariamente presentare agli elettori italici, una volta ripresisi dall’ubriacatura grillina, una piattaforma politica ben più ragionevole di quella odierna. Staremo a vedere.

Aggiornato il 13 marzo 2018 alle ore 08:21