Parlamentarie: una farsa

“Quello a cui assistiamo in questi giorni è la più grande epurazione avvenuta in un partito dai tempi di Stalin. Centinaia di persone eliminate dalle liste dei candidati in modo silenzioso e poco trasparente. Senza contraddittorio e nessuna prova o possibilità di difendersi. Che senso ha scrivere che è tutto in mano alla scelta degli iscritti se poi le liste vengono decise da poche persone autonominatesi e non votate da nessuno in una stanza chiusa?”.

Così si esprime l’ex consigliere comunale grillino di Parma, Andrea D’Alessandro, escluso dalle parlamentarie farsa del Movimento 5 Stelle. Ovviamente quest’ultimo, al pari del crescente numero di epurati con un semplice tratto di penna, sembra cadere pesantemente dal pero solo dopo essere stato escluso dal giochino pseudo-democratico inventato da Beppe Grillo e soci. Finché si sta dentro, rivestendo un ruolo rappresentativo e incassando i relativi, grassi emolumenti, è tutto un coro di encomiastici plausi nei riguardi delle sorti certe e progressive di questa molto presunta democrazia della Rete. Una web-democrazia che, a quanto pare, funziona come una sorta di pesca a strascico elettorale per gonzi e allocchi, facendo loro credere di contare assai di più del classico due di coppe.

D’altro canto, solo chi non comprende o finge di non comprendere la natura fondamentalmente autoritaria di questo partito, che dagli albori cambia le proprie regole interne a uso e consumo dei suoi veri padroni, può realmente stupirsi del penoso spettacolo di questi giorni. Assistiamo a una vera e propria corsa all’oro in cui molte migliaia di onesti altruisti a Cinque Stelle se le danno di santa ragione per accaparrarsi un posto in Parlamento, tanto da aver mandato in tilt la famigerata piattaforma Rousseau.

Ma alla fine in tutto questo caos organizzativo è la mano invisibile dello staff occulto che determina la sorte elettorale dei candidati. Basta un nonnulla per essere eliminati da questa moderna “Fattoria degli animali” grillina. Persino l’uso delle parolacce, sdoganato dallo stesso Grillo con i suoi famosi “vaffa”, è diventato motivo di esclusione. Si legge infatti in un comunicato ufficiale del M5S, pubblicato in merito alle stesse parlamentarie, che “il turpiloquio nei confronti degli avversari politici a mezzo social è stato considerato ostativo ai fini della candidatura”.

Si tratta dunque di una notevole svolta epocale per un movimento gestito col pugno di ferro da un comico il quale, come ci ricorda Massimo Gramellini sul Corriere della Sera, “dava del Busone a Vendola e della vecchia puttana alla Montalcini”. E di fronte a tutto ciò, considerando che questa gente continua a volare nei sondaggi, noi comuni mortali non sappiamo ancora se ridere o piangere.

Aggiornato il 23 gennaio 2018 alle ore 08:20