Dalle lacrime di Elsa agli schiaffi di Emma

Deve esserci un limite anche alla “Hybris” esistenziale e alla spocchia ideologica che sta caratterizzando da anni la seconda vita politica di Emma Bonino. Le sceneggiate per la raccolta firme – per un partito giustamente scomunicato dai radicali veri eredi di Marco Pannella – evidentemente non le bastavano per stare tutti i giorni presente nello sterile dibattito elettorale. No. Serviva un colpo di teatro: candidare Elsa Fornero con “+Europa”. Una sfida agli elettori: “Adesso vediamo se mi voterete ancora”.

E proprio nel giorno in cui la Bonino preme il pulsante di teorica autodistruzione di tutto il centrosinistra, i giornali danno notizia che finalmente Matteo Renzi accetta l’accordo. Che poi vale un numero imprecisato tra le tre e le sette poltrone in Parlamento. Bruno Tabacci compreso.

Se Pannella si stia rivolando nella tomba non è dato sapere. Magari lo starà facendo dalle risate – anzi, dai cachinni – che la paradossale situazione sta provocando tra i radicali incerti se ascoltare la sirena di questa madre Teresa di Calcutta all’italiana o tenersene alla larga.

Sia come sia, e vada come vada, c’è da preconizzare che la lunga e gloriosa storia di “Emma for president” si chiuda qui. La realpolitik non è mai stata il suo forte e d’altronde i radicali la vedono come il fumo negli occhi, facendo proprio il motto pannelliano secondo cui il reale è il possibile. Ma mostrare il lato tignoso di un’ideologia che invece proprio Pannella aborriva come tale (“io ho proposte di governo, non ideologie”), questa volta sarà prevedibilmente fatale.

Chiedere agli elettori di votare la Fornero in lista è come chiedere allo schiaffeggiato di porgere l’altra guancia. E non basterà la cristiana presenza di Tabacci a garantire una simile reazione nella già potenzialmente bassissima base elettorale.

Aggiornato il 18 gennaio 2018 alle ore 08:21