Denuncia radicale: l’Italia e l’Europa continuano a fare affari con gli ayatollah

Europa e Italia ridotte a complici del regime khomeinista. E ad ancelle dei desiderata degli ayatollah che sperano di potere influire su Donald Trump tramite Federica Mogherini. Con la sua assistente che partecipa a una conferenza sui progressi presunti dell’accordo nucleare voluto da Barack Obama (dove nessun europeo ha osato parlare d’altro) e che al ritorno da Teheran fa un tweet in cui si dichiara disturbata dalle news internazionali sugli scontri in Iran, dove ci sono stati oltre 50 morti. Disturbata, perché, a dire di questa persona che è la portavoce di Mogherini, ci sarebbero evidenti discrasie tra la realtà e quanto riportato dai media di tutto il mondo.

Tutto questo lo ha raccontato l’ex ministro e diplomatico italiano Giulio Maria Terzi di Sant’Agata, ora diventato un esponente di rilievo massimo nel Partito radicale transnazionale. Che proprio ieri ha convocato questa conferenza stampa per denunciare l’appeasement italiano ed europeo alla politica di Teheran. Con buona pace dei quasi 4mila manifestanti finiti, anzi inghiottiti, nelle luride segrete di Evin in questi giorni. E invece domani alla sala Ciampi del Mef l’Italia firmerà un accordo da 5 miliardi di euro tra Invitalia e le istituzioni iraniane. Notizia che ieri parecchi giornali nostrani mostravano come estremamente positiva ostinandosi a vedere il bicchiere degli accordi con l’Iran mezzo pieno. Di soldi.

Per Terzi di Sant’Agata così si consoliderà anche un regime di assassini. Ma questo per gli europei evidentemente rientra nelle categorie dello spirito delle cose accettabili. Così come i 3294 giustiziati durante i due mandati del moderato Hassan Rohuani. Mentre per gli italiani, Matteo Renzi compreso, questa politica della “paraculaggine istituzionale” fa capire con il senno di poi il perché della scelta di una Carneade come la Mogherini al ruolo di responsabile del Pesc. L’ex studentessa di islamistica all’Orientale di Napoli nota per le fotografie sorridenti di quando era giovane con Arafat e per quelle odierne, rigorosamente velata mentre si fa ricevere da Rohuani e Khamenei lo scorso anno, era semplicemente la donna giusta al posto giusto. Nell’ottica distorta dell’Unione europea.

Aggiornato il 11 gennaio 2018 alle ore 08:21