La verità di Rigopiano

Sulla tragedia di Rigopiano bisognerà aspettare ma si arriverà a una verità giudiziaria. Che stabilirà le eventuali responsabilità individuali del mancato salvataggio delle 29 vittime. Ma in attesa della verità giudiziaria si deve necessariamente prendere atto che una diversa e più grave verità si è già delineata. Quella destinata a portare alla sbarra un sistema istituzionale e burocratico che, a causa della sua forma dilata, contraddittoria e totalmente inefficiente, ha generato le cause da cui sono dipese la distruzione dell’albergo abruzzese e la morte dei suoi ospiti e che potrebbe, proprio per le sue dimensioni e caratteristiche negative e nefaste, generare le cause di nuove e addirittura più dolorose tragedie.

Questa verità rende la vicenda di Rigopiano in primo luogo il simbolo del fallimento della gestione delle emergenze da parte della Regione Abruzzo. La moltiplicazione delle competenze, degli organismi e degli uffici non ha prodotto efficienza ma paralisi. E questa paralisi, che nelle regioni virtuose viene evitata da una gestione politica più seria ed efficace, nelle regioni dove l’istituzione regionale viene considerata solo come un grande centro di potere diventa endemica e distrugge la fiducia dei cittadini nello Stato. Rigopiano, poi, è anche il simbolo del fallimento della tanto decantata riforma delle Province che non ha riformato nulla e ha complicato rovinosamente il tutto aprendo un vuoto che è stato riempito solo da strutture prive di qualsiasi responsabilità e capacità operativa. E il fallimento congiunto di Regione e Provincia ha portato con sé le inevitabili difficoltà di funzionamento e operatività della Prefettura e del Comune di Farindola. Quest’ultimo, come spesso capita per i Comuni, chiamato a pagare per colpe che gli sono piovute sulla testa per l’inefficienza e l’incapacità altrui.

Rigopiano, allora, non è più una tragedia locale ma la cartina di tornasole di una sconfitta nazionale. Quella di un’ossatura dello Stato che o viene rigenerata al più presto o porterà inevitabilmente a nuovi disastri.

Aggiornato il 30 novembre 2017 alle ore 22:25