Una rivoluzione corsara

lunedì 13 novembre 2017


Silvio Berlusconi si appresta a svolgere un ruolo di primo piano durante e dopo le prossime elezioni politiche.

In altre parole, colui che passerà alla storia come il matador o il mattatore della Seconda Repubblica, ha dimostrato - ancora una volta - una capacità di durata politica più unica che rara e, a distanza di quasi 25 anni dalla sua discesa in campo, ha saputo mantenere - nel corso del tempo - una centralità all'interno della politica italiana. Chapeau! Non si è mai arreso, neanche quando si è posto, volente o nolente, in attesa di tempi migliori. È una qualità di cui ho scritto in varie altre occasioni. Bisogna riconoscerlo: anche quando è rimasto nell'ombra, si è sempre posto come un punto di riferimento per i suoi accoliti e per i suoi avversari. La storia ci dirà se questa sua presenza politica sia stata una fase di passaggio e di transizione verso un'Italia finalmente più libera e democratica, oppure se ha condotto verso un futuro più buio e oscurantista. Comunque, al di là dei giudizi di merito, Berlusconi è senz'altro entrato definitivamente nella Storia d'Italia. Avrà avuto più torti che ragioni, forse, non lo so, ma la sua durata lo pone dalla parte dei vincenti. Non è detto, però, che sia anche tra i vincitori. Possiamo soltanto scrivere, al momento, che è stato ed è un punto di equilibrio tra diverse forze centripete. Ancora adesso.

Di Silvio Berlusconi si può dire tutto e il contrario di tutto, ma non si può certo dire che abbia ormai concluso il suo cammino politico. Lo hanno dato per finito o per spacciato almeno una decina di volte dal 1994 ad oggi, ma è ancora lì, a svolgere un ruolo centrale, da protagonista della politica. A dispetto dei suoi detrattori. Siamo forse arrivati all'ultimo atto? Forse. Oppure è solo il penultimo di una lunga serie di cui ignoriamo il finale? Da osservatore della politica italiana, credo che il centrodestra - alle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento - possa finalmente giocare una partita di qualità e cogliere così l'occasione per presentarsi con almeno una forte novità nella propria compagine elettorale e di governo. Per ora, purtroppo, questa novità non sembra esserci né, tantomeno, sembra profilarsi all'orizzonte. Lo schema delle alleanze che si va oggi componendo, infatti, ricalca ancora (in tutto e per tutto) quello degli anni passati, con la Lega di Matteo Salvini al posto della Lega di Umberto Bossi, la destra di Giorgia Meloni al posto della destra di Gianfranco Fini e un prevedibile accordo con una forza centrista al posto del Centro cristiano democratico di Pier Ferdinando Casini. E dopo il voto?

Si prefigurano, ad ora, le larghe intese, che favorirebbero in maniera irrimediabile l'ascesa trionfante del Movimento 5 Stelle. È la stessa legge elettorale che sembra già suggerire l'esito delle consultazioni politiche: l’arrocco di Forza Italia con il Partito Democratico di Matteo Renzi. Non mi sembra una scelta lungimirante. Berlusconi è sempre stato l'uomo delle novità elettorali, colui che ha cambiato in corsa per meglio adeguarsi ai mutamenti in corso. E il mio non è soltanto un gioco di parole. Servirebbe un'alleanza rinnovata e innovatrice, federalista europea, in sintonia con la rivoluzione politica di cui il nostro Vecchio Continente ha necessità. Per essere all'altezza della sfida elettorale ormai alle porte, credo che il centrodestra debba trovare la chiave per convincere coloro che oggi si astengono e, soprattutto, dovrebbe trovare la forza anche per conquistare una fetta di coloro che, oggi, votano per il M5S. Come? Serve un'alleanza che possa vantare tra le sue fila un soggetto politico corsaro, liberale e fuori dagli schemi stanchi e obsoleti del 1994. Servirebbe una forza politica in grado di togliere voti ai pentastellati e rafforzare il centrodestra agli occhi degli elettori che, oggi, si astengono perché non si riconoscono in nessuno dei soggetti partitici in campo.


di Pier Paolo Segneri