Sicilia: notte prima degli esami

Domani la Sicilia volta pagina. La lunga campagna elettorale che da regionale si è trasformata da subito in un test per i futuri assetti nazionali è terminata. I candidati che si sono scontrati senza esclusione di colpi devono fermarsi mentre la parola passa agli elettori. È facile prevedere che per tutti loro questa notte sarà lunghissima, interminabile. E non saranno sonni tranquilli. Ci piacerebbe entrare nelle loro teste per vedere cosa accade nella fase Rem del sonno, quando di solito fanno capolino i sogni.

Nello Musumeci, il candidato del centrodestra dato vincente da tutti i sondaggi, sarà il più agitato perché sa bene che in politica spesso vale la feroce regola del “chi entra Papa esce cardinale”. Fatti i debiti scongiuri Musumeci sconta il peso di un fatto storico che potrebbe inverarsi per la prima volta nella storia della Sicilia repubblicana: un esponente della destra chiamato dal popolo a guidarla. Già, perché Musumeci non è ciò che si potrebbe definire un moderato. Non lo è mai stato. Fin da ragazzo ha militato nella Giovane Italia, l'organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano. Musumeci, più che il volto pulito della politica, è la riproposizione attualizzata dello stile almirantiano di rapportarsi alla gente. Quel modus, coraggioso e coinvolgente, però non ha mai perforato la corazza di un’opinione pubblica locale che dalla fine del Secondo conflitto mondiale è stata “antropologicamente” democristiana.

Alle Regionali del 2012 venne scelto come front-runner di un centrodestra che provava a giocare la carta della discontinuità con la logica di potere di scuola democristiana. In quella circostanza Musumeci fu battuto dall’istrionico Rosario Crocetta perché, si disse, gli erano mancati i voti dei moderati. Sarà forse quel ricordo la nuvola che attraverserà il sogno di gloria del vincitore in pectore della competizione. Ma se un cirro setoso potrebbe lievemente appannare l’assolato subconscio di Musumeci, nuvoloni ben più minacciosi, invece, turberanno la notte di Giancarlo Cancelleri, candidato Cinque Stelle. I sondaggi lo accreditano come il solo in grado di strappare il successo al campione del centrodestra. Ed è proprio questa possibilità che agiterà il sonno di Cancelleri. I grillini con lui non sono stati onesti. Essendo il movimento nazionale in crisi complessiva di credibilità i Cinque Stelle hanno puntato tutto sul risultato siciliano. Una responsabilità troppo grande per il povero Cancelleri che, a corto di argomenti e di esperienza, ha provato a fare del suo meglio cercando di accontentare tutti e non scontentare nessuno. Ne è venuta fuori una campagna elettorale che è sembrata una caricatura di quelle del peggior clientelismo da “Prima Repubblica”.

Luigi Di Maio gli sta col fiato sul collo perché, forse unico anche nel suo partito, spera ancora che una vittoria domenica gli regali una speranza nella corsa verso Palazzo Chigi. Sarà questa illusoria aspettativa a complicare la digestione a Cancelleri più di una caponata alla siciliana. Plumbea è la notte di Fabrizio Micari. Tra tutti i concorrenti forse lui soltanto, il pragmatico ingegnere palermitano, assumerà una dose di sonnifero per essere certo di dormire e non pensarci. Non pensare alla mascalzonata che gli ha combinato il suo mentore Matteo Renzi. Il segretario del Partito Democratico prima lo ha corteggiato prospettandogli grandi cose e un futuro da governatore della Sicilia al posto del fallimentare Rosario Crocetta, ritirato impietosamente dal mercato politico perché dannoso alla salute del Pd, e poi, nel momento del bisogno, quando l’aria per i “dem” in Sicilia si è fatta irrespirabile, è scappato lasciandolo in brache di tela a vedersela da solo con gli elettori inferociti. C’è chi, tra gli osservatori dei media, ha calcolato, cronometro alla mano, il tempo che Matteo Renzi gli ha dedicato: tre minuti e mezzo netti, forse quattro in quel di Catania. In compenso, il cinico Renzi che sta facendo di tutto per dissociare la sua immagine dal risultato elettorale del Pd in Sicilia, ha lasciato in dono al suo candidato l’ingombrante partner Angelino Alfano il quale, a sua volta, si è attaccato come una cozza a Micari perché spera che qualsiasi risultato questi ottenga a due cifre lui se lo possa annotare nel certificato di esistenza in vita del suo micro-partito. Ma di quest’incubo Micari, grazie al sonnifero, al risveglio non ricorderà niente.

Chi invece dormirà sonni beati sarà Claudio Fava, candidato per la nuova aggregazione della sinistra. Già sa che verrà visitato dallo stesso sogno ricorrente che fa ogni notte da anni: essere osannato da una piccola folla plaudente come eroe nel pantheon dei puri di spirito. Fava non ha voluto sponsor nazionali per la sua campagna elettorale. Ha fatto tutto da solo perché il suo scopo non è mai stato quello di vincere ma solo di partecipare.

Affetto dalla sindrome dell’“umanità migliore”, Fava punta a essere testimone vivente dell’esistenza di una monade moralista che riesce a sopravvivere all’interno di un macrocosmo corrotto e malavitoso nel quale prosperano tutti gli altri. I dirigenti di Articolo 1-Mdp glielo hanno lasciato fare. Se poi riesce a prendere un voto in più del candidato renziano-alfaniano gli saranno grati. Comunque sia, questa è la notte prima degli esami. Domenica il voto, lunedì il verdetto. Ma da martedì torna in vigore l’ora solare del tran-tran quotidiano. Sogni d’oro, cari candidati.

Aggiornato il 06 novembre 2017 alle ore 12:05