Bene il Cav ma alta tensione nel Governo per lo Ius soli

Giornali e televisioni si affaticano, chi più e chi meno, a decrittare il ritorno in scena del Cavaliere. Il suo impegno in giro per il Paese, chiamiamolo pure elettorale, ha fatto esclamare a qualcuno che stiamo assistendo a “Il ritorno del rottamato”, (Giovanni Orsina su “La Stampa”) dove quella sorta di aggettivazione sembrerebbe pari a una liquidazione, mentre invece l’ottimo autore ha offerto uno spaccato storico politico di questo retour nonostante condanne decadute, seri problemi di salute e, ça va sans dire, gli anni sulle spalle per cui, se non gli sarà più possibile essere il protagonista indiscusso della scena pubblica italiana, non gli sarà affatto impossibile di essere, dei quattro protagonisti principali, quello con più carte da giocare un domani. Il che, sempre elettoralmente parlando, rafforza un’ipotesi fino a poco tempo fa non poco peregrina, e cioè che possa essere il fruitore nelle urne della prossima primavera di parecchi voti in più, anche della stessa Lega soprattutto perché nel campo dei moderati ci sono milioni di elettori che non hanno intenzione di schierarsi coi “giovani” tipo Di Maio e Salvini, né di scegliere la sinistra; e siccome resterebbe Renzi l’unica alternativa a Berlusconi, il giovane Matteo corre il rischio di sembrare ancora più vecchio e meno rassicurante di lui. Renzi occupa spazi ampi nei pressi del suo partito, e si sgola contro destra e sinistra, contro gli scissionisti e ovviamente contro i grillini che, dopo la batosta del Rosatellum bis, inscenano in sempre compiacenti siparietti televisivi sceneggiate simil napoletane (prive di quelle belle canzoni, purtroppo) contro il malaffare (inciucio) di un patto-accordo fra centrodestra e centrosinistra, che solo per la loro arrogante sicumera avevano snobbato, salvo pentirsene (ma senza dirlo) perché loro, chissà perché, sono i migliori, i più corretti, i più onesti, i più etici, i più... I più sconfitti, almeno per ora. Poi si vedrà. E vedremo cosa risponderà l’Osce (l’Osce!) al loro ricorso per le elezioni regionali in Sicilia. Nel frattempo, il Governo col Presidente in prima persona, hanno la mente occupata dal tema dello Ius Soli, che si vorrebbe approvare a spron battuto, manco si trattasse di un intervento obbligato di medici di per scongiurare un’epidemia. Ma di questo più avanti.

La verità è che il Cavaliere sta facendo politica, al punto che ne sembra innamorato assai più di prima e meglio di prima anche e soprattutto perché la Polis necessita oggi di un approccio ben diverso da quello che ormai va per la maggiore e che aveva coinvolto e sviato lo stesso Cavaliere quando si trovava in alto, lassù, oltre il tetto, là in cima a tutto e tutti. Benvenuto fra noi, sembra ora suggerirgli il nuovo contesto. Nel quale l’irruzione dello Ius Soli sembra innervosire sempre più il Governo al punto che oltre a ministri come Martina e Delrio, lo stesso Presidente del Consiglio preme affinché la legge sia approvata entro l’autunno. Il fatto è che, a quanto si dice in giro, anche le toghe sono entrate in medias res, proprio quella dello Ius Soli, chiedendone, come solo loro sanno fare da oltre vent’anni, l’approvazione rapida. E la maggioranza, che non c’è? La si cerchi altrove, come si affannano a dibattere e proporre parecchi del Pd, pur sempre angosciati da un voto dove occorre la fiducia. Che non c’è. Ed è un vero peccato che non ascoltino le parole di uno Sgarbi particolarmente lucido quando afferma che il diritto ad essere italiani vale solo se lo si vuole essere a tutti gli effetti. Perciò lo Ius soli, o meglio l’ufficium soli, non deve, non può essere automatico, attribuito in modo indiscriminato ma soltanto a colui e a coloro che accettano anche i doveri. Sembra facile...

Aggiornato il 17 ottobre 2017 alle ore 10:26