Il guazzabuglio sovranista dei grillini

sabato 7 ottobre 2017


Malgrado il fresco candidato premier dei grillini si stia impegnando nel mostrare, soprattutto sul piano economico e finanziario, un’immagine il più possibile rassicurante per le imprese e gli investitori, dal blog di Beppe Grillo continuano a giungere segnali contraddittori e inquietanti. Tant’è che proprio giovedì scorso sullo stesso blog è stato pubblicato in primo piano l’intervento al Parlamento europeo di Marco Valli, giovane esponente pentastellato con il pallino del sovranismo monetario.

Già il titolo la dice lunga circa il suo contenuto programmatico: “Stracciamo il fiscal compact”. Fiscal compact che, per la cronaca, rappresenta nei fatti una sorta di spauracchio per gonzi e allocchi, visto che al momento la sua applicazione reale in Italia e in Europa viene costantemente posticipata a data da destinarsi, senza molte resistenze da parte dei cosiddetti falchi del rigore. Tuttavia, proprio leggendo e ascoltando la dura requisitoria di Valli qualcuno potrebbe essere indotto a credere che sia in atto una vera e propria spoliazione ai danni del nostro Paese, perpetrata dalle forze della finanza oscura che dominano incontrastate il mondo.

Il discorso dell’esponente pentastellato, probabilmente per risultare ancora più fondato, parte addirittura dal 1972, anno in cui l’allora Comunità economica europea decise di dare una certa stabilità ai cambi con il cosiddetto serpente monetario. In estrema sintesi, il nostro esprime in alcuni significativi e, a mio avviso, tragicomici passaggi tutto il suo rammarico per l’abbandono di quella presunta età dell’oro di una liretta completamente gestita dalla sfera politica. Citando infatti la separazione formale avvenuta nel 1981 tra la Banca d’Italia e il Tesoro, Valli pronuncia parole di fuoco, accusando i responsabili dell’epoca di aver “consegnato il controllo del nostro debito al mercato finanziario”.

Evidentemente, secondo il pensiero di questo espertone a Cinque Stelle, l’unico modo per sfuggire a codesto “controllo” è quello di uno Stato canaglia che truffa i propri creditori inondandoli di cartamoneta sempre più priva di copertura reale. A tal proposito sarebbe il caso che il giovane portavoce grillino si informasse in merito alla sorte di quei Paesi, come ad esempio Argentina e Venezuela, che hanno seguito le sirene del sovranismo monetario. I loro sciagurati cittadini hanno sperimentato sulla propria pelle i disastri che le deliranti tesi sovraniste di Valli hanno causato.

D’altro canto, questa molto demenziale contrapposizione - assai presente nel background di un Movimento che fa della confusione uno dei suoi punti di forza - tra disciplina di bilancio e ricchezza delle nazioni conta parecchi teorici negli onesti a Cinque Stelle. Lo stesso Valli utilizza un vasto armamentario di sciocchezze allo stato puro per avvalorare il concetto secondo il quale l’unico benessere possibile si realizza indebitandosi senza limiti. Egli arriva a definire addirittura “illegittimi” tali debiti, quasi che l’Italia appartenga per diritto divino a quella schiera di nazioni predestinate a cui sacrificare gli altrui risparmi in nome della eterna solidarietà.

Ora, se l’approccio in merito alla finanza pubblica è questo, come può pensare il Movimento Cinque Stelle di attrarre anche quella parte più raziocinante dell’elettorato? Se la scelta di nominare “Giggino ’o webmaster”, alias Luigi Di Maio, candidato premier, sembra proprio rientrare nella strategia di uscire dallo steccato dei rancorosi che votano con la pancia, mostrando al Paese una linea più rassicurante, il sovranismo finanziario espresso da Marco Valli, e messo in bella mostra sul blog di Grillo, va nella direzione opposta, evocando nella mente dei cittadini più avvertiti lo spettro di un catastrofico quanto inevitabile default.

Forse sarebbe ora, da parte di chi sostiene da tempo di ambire al Governo del Paese, di spiegare con chiarezza agli italiani cosa i grillini vorrebbero fare da grandi in merito all’aspetto fondamentale della sostenibilità del citato debito pubblico. Sostenibilità che l’attuale guazzabuglio programmatico del M5S non può evidentemente garantire.


di Claudio Romiti