L’Italia si è rassegnata all’autoritarismo giudiziario

Se la storia anche recente fosse veramente maestra di vita, in Italia si potrebbe dire che gli alunni sono tutti somari. Dai giornalisti, in special modo di “La7”, ai magistrati passando per i politici di questa nefasta legislatura.

Vedere, ad esempio, quasi ogni settimana lo sketch Floris-Davigo, con slogan come quello che sostiene che “non è vero che la giustizia non funziona ma è vero che non la si vuole fare funzionare”, seguito da uno scroscio di applausi in studio, sta diventando un’abitudine quasi stucchevole. È come se gli italiani si fossero arresi non già al populismo ma al disegno di far diventare il Paese una specie di Corea del Nord. E questo disegno criminoso parte da lontano, addirittura dall’Unità d’Italia e dalle leggi speciali per combattere il brigantaggio, che poi nacque come resistenza disperata al saccheggio piemontese del Sud. E in seguito, ma in continuità, dall’introduzione del Testo unico di pubblica sicurezza durante il periodo fascista. Da allora noi italiani delle leggi speciali, e di quel Testo unico per le misure di prevenzione per chi (si suppone) si metta a delinquere abitualmente, non ce ne siamo mai liberati. Anzi, ne abbiamo sempre ampliato le competenze.

Un’emergenza c’era sempre e i comunisti delle Brigate rosse con i loro velleitarismi terroristico-rivoluzionari degli anni Settanta ci hanno regalato leggi speciali a vita. Poi è venuta l’emergenza mafia, la legge sui pentiti della criminalità organizzata, e oggi siamo alle leggi speciali per l’omicidio stradale, lo stalking, lo stupro e qualsiasi altro grave reato che è sempre esistito nella storia dell’umanità e che è sempre stato possibile contrastare con leggi normali purché applicate intelligentemente e non burocraticamente come molti magistrati della penisola sono soliti fare. Quel che è peggio è che in questa orrenda legislatura il Partito Democratico, più di Andrea Orlando che di Matteo Renzi, per correre dietro alla fantapolitica grillina si è inventato questo Codice antimafia di impronta gesuitico-giustizialista che praticamente porrà i beni di milioni di italiani in serio pericolo e incoronerà lo Stato come Moloch e Leviatano del sospetto contro il singolo.

Sequestrare i beni a un indiziato, non dico di corruzione, ma di stalking, indagato a querela di parte, e spesso innocente perché semplice vittima di una guerra dei Roses fra coniugi che stanno per separarsi, significa provocare una serie di problemi sociali a catena che fatalmente si concluderanno con un aumento del tasso di suicidi e omicidi in ambito familiare. Ma quel che fa più orrore è la trasformazione dello Stato in organo autoritario di controllo della morale e della società secondo modelli astratti imposti da media senza alcuna più autorevolezza, che a loro volta cavalcano il nulla del grillismo e delle stelle del giornalismo improvvisato da talk-show sperando solo di ricavarne briciole di ascolto e di vendite in edicola.

Giornali un tempo autorevoli oggi vendono meno di un terzo delle copie di sette anni fa. Comprese quelle digitali. Direttori che fanno da cinghia di trasmissione di volontà editoriali sempre più aggressive e disinformanti nei confronti del lettore, al punto di promuovere le cosiddette fake news a protagoniste delle prime pagine. Con un effetto molto simile a quello dei menù turistici altisonanti dei locali del centro storico romano che da anni truffano i turisti “mordi e fuggi”.

Tutte queste concause e molte altre ancora, tra cui l’assenza di un’azione sindacale giornalistica degna di definirsi tale, e la pressoché inutilità dello stesso Ordine dei giornalisti, hanno precipitato la popolazione in una sorta di rassegnazione strisciante a questo modello autoritario di cui presto tutti si renderanno conto. Quando sarà difficile porvi rimedio, perché ormai per certe leggi si deve sperare nell’intervento della Corte costituzionale. Che però a sua volta agisce con logiche estemporanee più da Superenalotto che da Stato di diritto. Se gli italiani vogliono rassegnarsi a morire fascisti o comunisti, alla fine sono fatti loro. Ma chi è Radicale, liberale, individualista, e come il sottoscritto paventa il Moloch di cui sopra, non si rassegnerà mai. Piuttosto emigra. Visto che nessuno “lo aiuta a casa propria”.

Aggiornato il 06 ottobre 2017 alle ore 10:04