Movimento Cinque Stelle: fabbrica di progetti insensati

Ospite in quel di Torino del Festival dei consulenti del lavoro, il candidato premier Luigi Di Maio ha dimostrato ancora una volta che il Movimento Cinque Stelle è una vera e propria fabbrica politica di progetti insensati. Una sorta di incubatore caotico di sciocchezze programmatiche allo stato puro le quali, proprio per questo, se applicate in tutto o in parte non possono che trascinare rapidamente nel baratro un Paese già da molto tempo sulla via del fallimento.

Proprio sul tema del lavoro “Giggino ’o webmaster”, così come il prestanome politico di Beppe Grillo viene definito dal presidente della Campania Vincenzo De Luca, ha esposto con dovizia di particolari il programma del suo non-partito. Trattasi di una impalcatura teorica che definire castello di carte sarebbe riduttivo e che, ovviamente, ha nel famigerato reddito di cittadinanza il suo pilastro fondamentale. Dopo aver, infatti, garantito a tutti i cittadini bisognosi un introito di 780 euro mensili, che secondo gli analisti seri costerebbero quattro o cinque volte i 17 miliardi calcolati dagli analfabeti di ritorno a Cinque Stelle, il futuro governo grillino realizzerà tutta una serie di misure per trasformare radicalmente il nostro asfittico mondo del lavoro.

Attraverso una ulteriore valanga di miliardi gettati nello sciacquone, Di Maio e soci pensano seriamente di creare milioni di nuovi posti di lavoro, offrendo migliori opportunità di crescita e sviluppo per tutti. A cominciare da 2,1 (perché proprio 2,1? Forse la cifra tonda avrebbe fatto meno effetto?) miliardi di euro per riformare dalle fondamenta i cosiddetti Centri per l’impiego, i quali avranno il compito di incrociare la domanda e l’offerta a livello nazionale. Quindi, mentre attualmente questi molto inutili uffici pubblici di collocamento, di competenza regionale, al massimo riescono ad incrociare gli schemi della Settimana Enigmistica, vista la percentuale infima di occupati veri che vi transitano, Giggino ’o webmaster immagina di trasformarli in un immenso carrozzone centralizzato nel quale un esercito di indefessi pubblici reclutatori passano il tempo a creare una colossale rete di informazioni con lo scopo di trovare lavoro a tutti. E non finisce qui. Per Di Maio il suo Stato leviatano “ti prende per mano quando perdi il lavoro, ti riforma, ti riqualifica e ti reinserisce”.

Ma dopo questa poderosa collettivizzazione del mercato del lavoro, sono previste altre mirabili misure di accompagnamento alla felicità universale. A cominciare dalle otto ore settimanali di lavoro gratuito che i beneficiari del reddito di cittadinanza dovranno svolgere nei comuni di residenza. E a un giornalista che chiedeva lumi circa gli eventuali furbi che, una volta intascato il sussidio di 780 euro, si dedicassero ad attività in nero, Giggino ’o webmaster ha mostrato tutta la fiera determinazione di un Movimento che vuole cambiare l’Italia sino all’ultimo bottone: “Rischierebbero fino a sei anni di galera, qui non siamo in Svezia!”.

Su quest’ultimo punto mi associo completamente al pensiero del vicepresidente della Camera dei deputati. Con di Maio e compagnia cantante l’Italia più che in un sistema scandinavo si sta trasformando in un perfetto Paese di Pulcinella, dominato da “frizzi, lazzi e cose pazze”.

Aggiornato il 05 ottobre 2017 alle ore 22:11