Il nodo si chiama Pisapia

Il nodo non è nella manovra finanziaria, ma nella nuova legge elettorale. Mdp non minaccia l’esercizio provvisorio, ma di mandare in crisi il Governo quando il Rosatellum arriverà al Senato. Che il partito di Speranza, Bersani e D’Alema faccia sul serio lo dimostrano le dimissioni del viceministro Bubbico e i voti negativi di avvertimento in commissione. Ma tanta determinazione non è rivolta a far saltare il Rosatellum, ma a costringere il Partito Democratico di Matteo Renzi a trovare una qualche intesa con Forza Italia e Lega al Senato per far passare la riforma. In questo modo gli antirenziani contano di andare al voto con la possibilità di denunciare l’inciucio tra Renzi e Silvio Berlusconi e di avere l’arma per costringere il riluttante Giuliano Pisapia a rinunciare all’ipotesi dell’alleanza con il Pd renziano e a schierarsi definitivamente nel fronte della sinistra alternativa.

Può sembrare bizzarro che tutto questo fermento di fine legislatura, con la manovra finanziaria in bilico e una ennesima legge elettorale in forse, si giochi, in fondo, solo sulla collocazione politica dell’ex sindaco di Milano. Ma la realtà, depurata di tutti gli orpelli retorici sul rischio dell’esercizio provvisorio e sull’assenza di una legge elettorale degna di questo nome, è proprio questa. Perché con il Rosatellum, che prevede le coalizioni, Renzi spera di aggregare al proprio carro non solo Angelino Alfano ma anche Pisapia e trasformare il movimento di Speranza, Bersani e D’Alema in un gruppo residuale destinato a conquistare solo una manciata di deputati nella quota proporzionale. A loro volta, Speranza, Bersani e D’Alema, convinti che il Rosatellum comunque sarà votato e vedrà la luce grazie alla concomitanza degli interessi di Pd, Lega, Forza Italia e Ap, sono decisi a forzare la mano o per convincere Pisapia a fare il salto definitivo nel loro movimento per avere la speranza di conquistare qualche seggio anche nei collegi in nome della grande alternativa di sinistra a Renzi, oppure di abbandonare una volta per tutte lo stesso Pisapia e puntare a un nuovo leader della loro area scegliendo tra Grasso e Boldrini.

Ancor una volta, quindi, le vicende interne della sinistra in crisi condizionano il Paese. Si spera per l’ultima volta!

Aggiornato il 05 ottobre 2017 alle ore 22:11