I fremiti per il “No pasarán”

Il fenomeno è decisamente singolare. Ma perché la stampa e gli intellettuali politicamente corretti tifano tutti per gli indipendentisti della Catalogna? Forse perché sono tifosi del Barcellona di Leo Messi? Perché sono andati nelle ramblas a passeggiare fino a tarda notte come se si trovassero a Rimini o a Riccione? O forse perché sono dei fieri sostenitori del principio wilsoniano dell’autodeterminazione dei popoli e dopo la Catalogna sperano che anche Scozia, Galles, Sicilia, Alto Adige e Lombardo-Veneto rivendichino e ottengano la loro libertà dal potere centrale e oppressivo della nazione dominante?

Che il tifo calcistico e quello turistico possano un po’ rientrare nella passione dei media politicamente corretti per l’indipendenza della regione di Barcellona è anche possibile. Nell’epoca del pensiero debole ci può anche stare che qualcuno si infiammi per motivazioni oggettivamente modeste. Ma se si pensa che questi intellettuali siano diventati tutti indipendentisti e secessionisti si compie un errore clamoroso. Perché sono gli stessi che per anni hanno condannato con sdegno ed esecrazione portati al parossismo il leghismo nostrano di Umberto Bossi in nome della critica ad ogni visione localistica della società moderna; visione che a loro modo di vedere non solo è grossolana e becera ma è anche impregnata di concezioni poco democratiche e per nulla indirizzate verso gli indispensabili nuovi assetti politici globali.

Ma allora perché i media politicamente corretti sono tutti per l’indipendenza della Catalogna e si sono divertiti a trasformare pochi incidenti tra votanti e Guardia Civil in una sorta di sanguinoso massacro repressivo come se a Barcellona fosse ritornato Franco e le fucilazioni di massa?

L’impressione è che la reminiscenza dell’ossessione franchista abbia fatto un brutto scherzo ai nostri media. Gratta gratta il politicamente corretto e rispunta fuori quella cultura egemone della vecchia sinistra a cui le generazioni giornalistiche e intellettuali oggi dominanti si sono abbeverate in gioventù. Per cui giornali e televisioni hanno presentato la chiusura di alcuni seggi, fatta con gli stessi metodi con cui la polizia nostrana ha fermato gli antagonisti anti-G7 di Torino, come le barricate dell’ultima difesa antifranchista di Barcellona della fine degli anni Trenta. Ma Rajoy non è Franco. E i fremiti per il ritorno del “No pasarán!” non sono soltanto decontestualizzati, ma soprattutto ridicoli!

Aggiornato il 03 ottobre 2017 alle ore 18:01