Antagonisti violenti: non dimenticare Torino

lunedì 2 ottobre 2017


Il mondo delle news è fatto così: quella più grossa, quella più che fa più rumore, quella che desta maggiore esecrazione nella pubblica opinione, scaccia quella meno fragorosa, apparentemente meno foriera di implicazioni politiche e sociali spingendola ai margini dei resoconti dei media.

Accade che nell’affastellarsi di notizie sul voto per l’indipendenza della Catalogna dalla Spagna, finito a schifio con le truppe anti-sommossa inviate da Madrid a scorrazzare lungo le Ramblas di Barcellona per impedire la consultazione referendaria a suon di manganellate sui crani di centinaia di persone; con i terroristi islamici che ricompaiono in Canada e in Francia seminando morte e paura, ciò che è successo a Torino a margine del “G7 sul lavoro e sullo sviluppo” passa in secondo, terzo piano. Eppure non dovrebbe. Perché i tafferugli scatenati nell’antica capitale sabauda da bande di facinorosi contro le forze dell’ordine sono inaccettabili, anche per una democrazia tollerante come la nostra.

Sono sempre loro a fare casino, gli antagonisti dei Centri sociali, gli anarchici in servizio permanente effettivo, i No-Tav, No-global, No-qualunque cosa. Sono gli stessi coccolati per anni da una sinistra compiacente, quando da “bravi ragazzi” attaccavano i politici del centrodestra e che ora riservano ai leader “dem” il medesimo trattamento di riguardo. Hanno portato in piazza una ghigliottina improvvisata per decapitare un pupazzo che aveva la faccia di Matteo Renzi. Un gesto simbolico che nasconde intenzioni che sono tutto fuorché innocue. C’è stato anche un secondo manichino che ha subìto lo stesso trattamento: aveva le sembianze del ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Oggi, nel Partito Democratico, c’è chi si duole del silenzio complice delle istituzioni amministrative del Comune di Torino. Alla guida della città ci sono i Cinque Stelle che, da sempre, corteggiano i protestatari No-Tav. Perché meravigliarsi se la consigliera grillina in Regione Piemonte, Francesca Frediani, twitta per chiedere l’immediato rilascio di Andrea Bonadonna, leader del Centro sociale Askatasuna, arrestato dopo gli scontri con le forze dell’ordine? Facciamogli pure un monumento a questo galantuomo sospettato di aver picchiato un poliziotto al quale avrebbe procurato 40 giorni di prognosi clinica.

Se la sono goduta i compagni del Pd quando i “democratici” dei Centri sociali, nel novembre del 2014, prendevano a sprangate l’auto del segretario leghista Matteo Salvini fuori da un campo rom di Bologna. Allora andavano bene i giovanotti lesti di mano e di spranga. Solo oggi si accorgono che quelli lì sono i veri squadristi del terzo millennio? Ora, non è che il “G7” potesse essere il luogo dove ricomporre “dell’umana gente le magnifiche sorti e progressive”, di leopardiana memoria. Non ci si poteva attendere soluzioni epocali tali da mutare la natura stessa della società che verrà. Basta leggere le conclusioni del vertice per convincersi che, sullo splendido sfondo della “Venaria”, si sono fatte chiacchiere. Le solite buone intenzioni condite di un mare di parole trendy del tipo: “Approccio inclusivo al mercato del lavoro” e altre menate del medesimo tenore. Protestare contro certe iniziative globali che non hanno costrutto è lecito e finanche giusto, in determinate circostanze. Ma la violenza, no. Non è mai giustificata. Non c’è alcuna buona ragione che l’autorizzi.

Quel manichino renziano con la testa mozzata è orribile. Pur da critici impenitenti di Renzi e della sua politica oggi non possiamo che essere con lui nel denunciare senza incertezza alcuna il contenuto violento e antidemocratico della gazzarra inscenata a Torino. E siamo pure a stigmatizzare il comportamento equivoco dei Cinque Stelle che grazie alla mancanza di spina dorsale possono cavalcare qualsiasi cosa, anche una balla di letame rotolante chiamata “Movimento antagonista”. Lo diciamo oggi che sono attaccati e offesi politici del centrosinistra, ma lo diremmo di chiunque si trovasse a subire l’oltraggio di un’ingiusta violenza. Se ne ricordino per il futuro i cari compagni del Pd quando toccherà a uno del centrodestra subire uguale sorte. Si tolgano quei sorrisetti d’ignobile compiacimento che hanno avuto stampati sulla faccia in altre occasioni. Perché, garantisti o non garantisti, non gli perdoneremmo l’ipocrita doppiopesismo.


di Cristofaro Sola