Immigrazione: Governo pasticcione

sabato 30 settembre 2017


Ma cosa combina il nostro Governo in Libia e dintorni? L’impressione è che il duo Gentiloni-Minniti, una volta disinnescata la miccia dell’invasione di clandestini dalle coste libiche, stia procedendo alla cieca nella ricerca di soluzioni più durature. Nell’ansia di arrivare rapidamente a ottenere risultati spendibili nella campagna elettorale ormai alle porte, il Governo italiano rischia di fare la parte, agli occhi degli astuti interlocutori africani, del classico pollo da spennare. Hanno cominciato i cosiddetti sindaci/capi-tribù della Tripolitania a presentare il primo conto salatissimo a Palazzo Chigi per assicurare l’impegno a fermare il traffico degli scafisti. Il loro ragionamento è stato di una disarmante semplicità: “Visto che la tratta di esseri umani rappresenta per le nostre popolazioni la maggiore fonte di guadagno, insieme al contrabbando di petrolio e di armi, nel momento in cui viene a mancare dovete essere voi italiani a compensarci per le perdite”.

Nei giorni scorsi è arrivato in Italia il capo della fazione libica anti-al-Sarraj e leader indiscusso della Cirenaica, Khalifa Haftar. Il “generale” ha affrontato i nostri ministri della Difesa e dell’Interno, nonché il capo dei Servizi segreti, con un discorso non dissimile da quello fatto dai predoni tripolini dell’Ovest. “Volete che gli immigrati non arrivino sulle vostre coste? Allora dateci droni, elicotteri, visori notturni, veicoli”. Ufficialmente servirebbero per la lotta all’Isis, ormai diventata la foglia di fico per coprire tutte le nefandezze che si compiono da quelle parti. In realtà Haftar vuole fregare i suoi nemici e, in barba all’embargo sulle armi stabilito dalle Nazioni Unite, chiede all’Italia uno strappo alla regola promettendo in cambio, anche lui, la soluzione del problema migranti. La chiamano diplomazia, ma è un ricatto. Poi spuntano i trafficanti del deserto del Ténéré in Niger che si fanno intervistare da “La7”. Cosa chiedono i galantuomini di Agadez? Neanche a dirlo: Non vogliono essere “presi per il culo” (parole loro). Vogliono essere risarciti per le perdite economiche patite con l’interruzione del traffico di esseri umani in transito nel loro Paese. E non bastano certo i 2/3mila euro promessi cadauno dall’Unione europea. Come dire: danno emergente, lucro cessante. Se vogliamo che la rotta nigerina resti chiusa dobbiamo pagare. E profumatamente.

Domanda: ma quanto ci costa l’attivismo “diplomatico” di Marco Minniti? Possiamo permetterci di farci estorcere tutto questo denaro per tenere la piazza italiana pulita nei mesi che precedono l’appuntamento elettorale? Si era detto che bisognava aiutarli a casa loro i disgraziati che tentano la via della migrazione, ma non si era parlato di pagare pizzi e mazzette alla delinquenza organizzata di mezza Africa. Qual è l’alternativa? Assistere alla ripresa degli sbarchi di massa? No di certo. Per quanto suoni stonata alle orecchie di Paolo Gentiloni e della maggioranza che lo sostiene, l’unica soluzione praticabile resta quella dell’assistenza diretta ai migranti sulle rotte di transito dai loro Paesi d’origine fino ai punti d’arrivo sulla costa libica. Si tratta di allestire campi d’accoglienza da dare in gestione alle organizzazioni umanitarie ma garantendone la sicurezza attraverso l’impiego delle nostre forze armate. Piaccia o no si tratta di mettere gli scarponi sul suolo nordafricano. Senza un adeguato intervento militare non verremo mai a capo di un dramma che pesa sull’Italia. Le anime belle della sinistra sono pronte a lanciare l’allarme sul riaffiorare di presunte becere pulsioni colonialiste. E con questo?

Ha ragione Arturo Diaconale quando scrive, nell’editoriale pubblicato su l’Opinione il 23 settembre scorso, che bisogna farla finita con l’ipocrisia dell’inorridito rifiuto di un nuovo colonialismo. È giunto il momento di fare ciò che predicò oltre dieci anni orsono la compianta Oriana Fallaci, vituperata profeta: non avere paura di ammettere che le civiltà non sono tutte uguali, che ci sono quelle superiori rispetto ad altre che sono arretrate. La millenaria storia italiana ci consegna a un grado di civiltà incomparabile rispetto agli usi tribali dei predoni del Sahara. Siamo con Diaconale, si vogliono aiutare i migranti a casa loro? Allora si deve ritornare a un sano colonialismo degli Stati occidentali nelle regioni africane. Diversamente, non si capirebbe che senso abbia mantenere in esercizio un esercito ultratecnologico e super-addestrato. “Mettete i fiori nei vostri cannoni” era soltanto il titolo di un’allegra canzonetta degli anni Sessanta. Nient’altro.


di Cristofaro Sola