Sinistri presagi

Il tema che tiene banco in questi giorni è quello delle elezioni tedesche con le ovvie ricadute che esse hanno sull’intero scenario continentale. Il risultato ci consegna una Germania inaspettatamente sfaldata, intaccata da quella frammentazione tipica dei contesti sudeuropei e costretta a fare i conti con equilibrismi istituzionali manco ci trovassimo in quella litigiosa italietta ove anche uno come Angelino Alfano può dire la sua in tema di assetti parlamentari.

Il Partito di Angela Merkel si attesta poco oltre un terzo perdendo circa un milione di voti, i socialisti di Martin Schulz tracollano collezionando il peggiore risultato della storia mentre la destra di Alternativa per la Germania cresce fino a diventare il terzo partito per numero di seggi nel nuovo Parlamento. Vista l’indisponibilità del Partito Socialdemocratico a ripetere una nuova Grande Coalizione con i democratici cristiani della Merkel, probabilmente quest’ultima sarà costretta a un’alleanza tricefala con i Liberali e i Verdi.

La qual cosa ha stuzzicato gli appetiti dei commentatori che in queste ore si stanno spellando i polpastrelli per narrare la complessità di un risultato che complesso non è usando ovviamente chiavi interpretative di parte: a sinistra enfatizzano il pericolo delle destre in crescita mentre a destra parlano di vittoria democristiana e tracollo socialista. Probabilmente chi si avvicina maggiormente alla realtà è Alessandro Sallusti quando dice che non è la destra ad aver vinto, ma la sinistra ad aver collezionato una fragorosa sconfitta, ricomprendendo nel folder denominato destra anche i democristiani. Non è nostra intenzione iscriverci alla lunga lista di chi spiega il risultato elettorale perché riteniamo di gran lunga più interessante capire le ragioni profonde che hanno portato in questi anni ad una profonda crisi della sinistra che ultimamente non fa che collezionare sconfitte (Francia, Germania, voto amministrativo Italiano solo per citare gli ultimi casi).

Noi crediamo che la sinistra sia al crepuscolo perché si ostina a non capire più il mondo proprio nel mentre, con la solita protervia, si affanna a dispensare lezioncine al mondo presumendo che sia quest’ultimo ad essere fuori strada. La sinistra si è tristemente arroccata nei suoi feticci novecenteschi continuando con testardaggine a blaterare di classe operaia, di diritti, di migranti, di mondialismo, di spesa pubblica, di patrimoniale, di redistribuzione senza accorgersi di essere desolatamente anacronistica.

Il mondo è cambiato e i meritevoli di tutela hanno ingrossato le fila di quello che una volta veniva chiamato ceto medio - oggi scivolato in povertà - che non accetta l’utopia dell’accoglienza, che non si sente sicuro a casa propria e che non digerisce un’allocazione delle scarse risorse pubbliche a disposizione verso null’altro se non verso politiche che restituiscano il benessere perduto. La cosiddetta “gente” chiede un’opportunità, chiede occasioni per riconquistare la propria dignità e non vuol sentire parlare di spesa sociale o di assistenzialismo ma di condizioni che favoriscano la crescita. Se qualcuno arriva prima della sinistra a toccare temi che essa si ostina a considerare sbagliati, ecco il pericolo delle destre populiste, xenofobe, incolte, nazionaliste (come se il nazionalismo fosse sterco), sovraniste e mercatiste. Il Popolo - nella narrazione della sinistra - è straordinario solo quando la premia nelle urne perché altrimenti, se si orienta altrove, diventa massa informe, moltitudine che ragiona con la pancia, branco di egoisti, deriva autoritaria, fascismo immaginato ovunque, blocco senza cultura. Le elezioni tedesche, a nostro avviso, rappresentano proprio questa insofferenza verso la boria di chi non sa ascoltare il mondo ma preferisce che sia il mondo ad aderire al proprio modello precostituito di società.

E se anche la statica Germania ha deciso di cambiare, è un segno evidente che la sinistra deve averla proprio fatta fuori dal vasetto trasformandosi in una élite fuori dalla realtà, totalmente autoreferenziale, convinta di avere la verità in tasca. Sta al blocco moderato uscire dallo spontaneismo e dall’improvvisazione offrendo soluzioni credibili, un sogno e una compagine coesa, senza esagerazioni o salti nel buio.

Aggiornato il 28 settembre 2017 alle ore 18:23