Nel cielo dei grillini volano asini ed auto elettriche

Il Movimento Cinque Stelle mi offre quasi quotidianamente spunti per affrontare la mia personale battaglia contro ciò che il grande Friedrich von Hayek ha definito col termine di costruttivismo. Ossia la pretesa del tutto insensata, soprattutto in economia, di creare sviluppo e crescita attraverso un disegno deliberato della sfera politica. Un atteggiamento fallimentare che trova la sua massima quanto tragica espressione storica nel famigerato Gosplan, la “Commissione statale per la pianificazione” di staliniana memoria.

Ebbene, proprio in tema di pianificazione economica, il candidato premier dei grillini Luigi Di Maio, durante la prima uscita pubblica dopo la sua investitura ufficiale, ha annunciato come intende muoversi il prossimo governo pentastellato: “Uno degli obiettivi che ci siamo dati è quello di creare entro il 2020 un milione di auto elettriche. E per farlo abbiamo bisogno di qualche centinaio di milioni di euro in un Paese in cui si spendono ancora miliardi di euro per le pensioni d’oro”.

In un video diffuso sul web alcune settimane addietro, lo stesso Di Maio definisce con chiarezza la sua proposta: “Fermo restando che la Fiat, l’unica azienda italiana del settore, non investe nelle auto elettriche – mi pare che esiste un solo modello reale commercializzato e spinto di quella casa automobilistica – io voglio vedere lo Stato italiano che investe in questo settore. Investe in nuove tecnologie legate allo sviluppo per la mobilità elettrica e per il trasporto pubblico locale e fa in modo che tanti giovani che stanno emigrando e che hanno queste competenze possano restare nel nostro Paese e contribuire a questa rivoluzione della mobilità”.

Dunque, malgrado i catastrofici fallimenti del passato causati dal cosiddetto Stato imprenditore, questo giovanotto di belle speranze pensa seriamente di realizzare la sua grillesca pianificazione industriale attraverso una pura e semplice iniziativa di Governo. Una sorta di startup di Pulcinella elaborata da personaggi che nella loro vita, come nel caso di Di Maio, non hanno gestito neppure una bancarella al mercato del pesce, e che sembrano tuttavia già molto preparati nel gettare nello sciacquone dei pubblici sperperi ulteriori valanghe di quattrini del contribuente.

Il problema vero è che codesti personaggi, interessati da un’evidente condizione di delirio di onnipotenza, credono seriamente di poter entrare in una sorta di fantomatica stanza dei bottoni e premere con onestà e diligenza il tasto giusto, in questo caso quello che serve a fabbricare mezzi di trasporto elettrici. Per essi, evidentemente, governare un Paese equivale a trasformare in realtà fattuale qualunque ideona del Caspio scaturisca dalle loro creative menti. Non bastavano gli asini, da oggi per i grillini volano anche le auto elettriche. Gli elettori sono avvertiti.

Aggiornato il 26 settembre 2017 alle ore 18:24