Mass media, Di Maio nel mirino: perché?

La lettura (persino dei titoli) di alcuni giornali, mostrano come e qualmente il candidato Premier (attenzione al termine Premier, che non è un capo qualsiasi ma di un Governo, il nostro) dei pentastellati è Luigi Di Maio, attualmente vicepresidente della Camera dei deputati, eletto in Parlamento con una manciata di voti e ivi designato dal binomio Grillo & Casaleggio; lo stesso che ancora adesso sta facendo la medesima cosa spacciandola per democrazia dell’uno vale uno, ovverosia una sua abusata parvenza che, tanto per prendere in giro il popolo, è andata a scomodare nientepopodimeno che il simbolo della Rivoluzione Francese, al punto che, assai opportunamente, il nostro direttore ha preso elegantemente in giro i geni creativi del M5S parificando il loro sbandierato Rousseau con il suo opposto, sempre rivoluzionario, chiamato Lenin, e pure Stalin aggiungiamo di nostro.

Luigi Di Maio è comunque finito nel mirino di non pochi giornali, il che è parso a noi giusto ma un tantinello tardivo sol che si pensi ai mesi e mesi di titoloni e titolini in suo onore quando, ad essere sinceri, diceva le stesse identiche odierne banalità, scambiate per intuizioni creative quando altro non erano e sono che un bagaglio elementare, spacciato con un sorrisetto da primo della classe, di pensieri altrui, seguendo l’onda dell’opinione pubblica e dei suoi gradimenti o sgradimenti, e spacciandoli, con l’ausilio di una stampa a dir poco benigna, come pensieri di un politico puro, purissimo, altissimo, come nello spot dell’acqua omonima. Pensieri, come dicevamo in pochi fin da subito, della più bell’acqua.

Ovviamente qualcuno non si è unito al coro critico di oggi del Di Maio-pensiero (che non c’è), laddove destra e sinistra ritengono inadeguato il candidato Premier grillino al futuro ruolo, e lo attaccano ma sono peggiori di lui. È vero, ma a nessuno degli altri, almeno finora, è passato per la testa di candidarsi e di farsi votare come futuro presidente del Consiglio come sta facendo da mesi Di Maio.

Intendiamoci, ciò che Grillo, Casaleggio, Di Maio e i grillini fanno o faranno on-line, su Internet, per posta o con piccioni viaggiatori in funzione dell’alta designazione, è affar loro e non è comunque illegittimo purché non si sbandieri come vera e unica novità politica democratica, partecipativa, ineguagliabile, assoluta garanzia di onestà rispetto a tutti gli altri politici ladri e corrotti, questa sorta di assemblea condominiale del M5S dove “due proprietari dispongono di tutti i millesimi” e quando la sua funzione è semplicemente quella di ratificare quanto deciso dal duo Grillo & Casaleggio.

Il fatto è che il Di Maio che conosciamo è quello che, davanti a un nugolo di telecamere, ha baciato ostentatamente la sacra ampolla del sangue di San Gennaro ammettendo che è la prima volta che lo fa, il che è vero, ma lo fa anche e soprattutto perché la sua candidatura a Premier ne esce, come dire, avvolta nelle mistiche atmosfere partenopee e in un certo senso benedetta e comunque in linea con il gradimento dell’opinione pubblica di Napoli. Niente di male, intendiamoci. Ma pensate un po’ se una cosa del genere l’avesse fatta un politico diverso dal Movimento 5 Stelle. Immaginatevi gli sberleffi del blog più blog degli altri, le pesanti ironie sul tipo di pubblicità a dir poco ingannevole, e sul chi la paga certamente con risorse pubbliche sottratte ai bisogni della povera gente dimenticata, dei milioni di giovani disoccupati, degli anziani abbandonati a se stessi, ecc. ecc..

Il fatto è che, grazie all’aiuto del coro mediatico nel corso di questi anni, a quelli del M5S è sempre stata estranea la parola autocritica, sentendosi al contrario gli investiti della missione di purificare l’Italia, insultando e riversando sugli altri le accuse più orrende senza nemmeno porsi una domandina, non dico sui loro programmi che sono rimasticature e ovvietà, ma su se stessi.

Si spera - qualcuno spera - che i grillini, a cominciare da Di Maio, facciano la cortesia di non collocarsi lassù, in alto, al di là, al di sopra, sulla vetta della diversità dagli altri politici, unici eletti e autorizzati della più pura delle autenticità democratiche e popolari, assisi in trono, seduti alla cattedra per dare lezione a tutti gli altri. Almeno questo ce lo risparmino. Ma ne dubitiamo.

Aggiornato il 21 settembre 2017 alle ore 22:07