Leaderini a Cinque Stelle crescono

Mentre le stelle, quelle vere, continuano perplesse a guardare da molto lontano il nostro inverosimile teatrino della politica, le stelle di Beppe Grillo si spendono nell’ennesima battaglia del nulla: le primarie già ampiamente scritte per incoronare attraverso la Rete il candidato premier dei grillini. Candidato premier, vista la totale irrilevanza dei suoi sette avversari, definiti sette nani da alcuni divertiti commentatori, che da tempo risponde al nome di Luigi Di Maio. Il ragazzotto di belle speranze che, sempre vestito a puntino, da parecchio tempo imperversa nei vari talk-show televisivi raccontando favole a un popolo in testa alle graduatorie mondiali in fatto di analfabetismo funzionale.

Un parvenu dall’ego in grande crescita che, dopo essere divenuto giovanissimo vice-presidente della Camera dei deputati, ha immaginato di poter raggiungere qualunque traguardo istituzionale. Illuminante a tal proposito il giudizio del sociologo Domenico De Masi, ennesimo membro di una intellighenzia da sempre schierata a sinistra che si è affrettato ad accorrere in aiuto dei vincitori pentastellati: “Nel Movimento quattro anni fa sono effettivamente partiti tutti alla pari. Poi qualcuno di loro si è distinto e io credo che Beppe Grillo abbia scelto per qualità oggettive, non per simpatie personali”.

Ecco il punto. Nella sostanza persino i sassi hanno compreso che c’è la mano del comico genovese dietro la sfolgorante carriera dell’ambiziosetto giovanotto campano. Una meteorina politica, secondo un’azzeccata definizione di Silvio Berlusconi, la quale sembra prestarsi meglio di altre figure - come ad esempio un Alessandro Di Battista o un Roberto Fico - dotate di maggiore personalità e autonomia politica, allo schema di controllo con cui il garante gestisce il Movimento 5 Stelle.

In altri termini, nella quasi assoluta certezza che i grillini resteranno all’opposizione anche nella prossima legislatura, Luigi Di Maio rappresenta l’uomo di paglia perfetto per continuare, senza rischi di catastrofi reali, la pantomina di una finta democrazia della Rete condotta col pugno di ferro da Grillo e dalla Casaleggio Associati. Da questo punto di vista, l’inconsistente eloquenza dell’elegantone pentastellato, obiettivamente molto bravo ad arrampicarsi sugli specchi delle illusioni, è esattamente ciò che serve a un Movimento nato dal nulla e nel nulla destinato inesorabilmente a tornare.

Aggiornato il 20 settembre 2017 alle ore 21:34