Torna in gioco lo Ius soli

Il ritorno di fiamma per l’approvazione, entro la legislatura, dello Ius soli inguaia Angelino Alfano. E non solo. Fuori d’ipocrisia, che su questa vicenda gronda da tutte le parti come cioccolata da un cono di biscotto, lo Ius soli è la palla avvelenata che i protagonisti della scena a sinistra si stanno lanciando contro l’un l’altro. I bersaniani di “Articolo 1-Mdp” incalzano il Partito Democratico perché torni a calendarizzare in tempi brevi il disegno di legge al Senato. “È un principio di civiltà irrinunciabile” dicono loro. “Ci sono 800mila giovani, italiani di fatto stranieri all’anagrafe, che attendono da anni un atto di giustizia” aggiungono risentiti. E la chiosa finale è tutto un programma: “Il Pd non può tradirli tanto platealmente rinunciando a battersi per loro”. Messaggio recapitato. E il destinatario in indirizzo al Nazareno, manzonianamente, risponde. “Bisogna che ci siano i numeri per approvarlo”.

Lo spettro che aleggia su Palazzo Chigi è l’autoaffondamento prematuro del Governo su un voto di fiducia per il quale si sono fatti calcoli errati. Interviene sul tema Romano Prodi che, sentendosi l’abate de l'Épée redivivo, invoca “un lungo lavoro pedagogico” per convincere popolo e politici che approvare lo Ius soli si può e fa bene alla salute del Paese. La sorniona faccia prodiana, che però non distoglie lo sguardo dalla padella dei conti pubblici, suggerisce che se ne riparli dopo l’approvazione della manovra finanziaria. Come si dice, Primum vivere deinde philosophari. Ma c’è ancora, sospesa sopra la rete, la palla alzata da Graziano Delrio. Il ministro ha definito la decisione di rinviare l’approvazione dello Ius soli “un atto di paura grave”. Una botta per coach Renzi, che proprio non se l’aspettava. Alla schiacciata va Marco Minniti. Il ministro dell’Interno prova la triangolazione con l’impeccabile cardinale Gianfranco Ravasi. Così, in quel di Assisi, tra affreschi di Giotto e sandali e sai della compagnia dei fraticelli francescani, i due colpiscono la palla all’unisono. Si scomodano le sacre scritture - Vecchio testamento, Esodo - per lanciare l’ultimatum “questo Ius soli s’ha da fare adesso”. Riecheggia il Manzoni. La legge sulla cittadinanza sballottata da una parte all’altra della rete si fa trama di romanzo popolare. E Matteo Renzi? Provando a ragionare come il mitico Julio Velasco, ordina che alla ricezione non ci vadano i suoi ma l’alleato Alfano. Che se la sbrighi lui a opporsi alla legnata sparata sopra la rete da uno scatenato Minniti in maglia bianca e gialla. Curioso, gli stessi colori dello Stato Vaticano, mentre l’Italia gioca in azzurro. Brutta posizione quella di Angelino. Se si tuffa per un bagher che rilanci la palla dall’altra parte della rete la tifoseria di sinistra lo incolperà della sconfitta. E non glielo perdonerà. Se invece, resta fermo e lascia che la palla tocchi terra concedendo il match-ball ai sostenitori della legge, il minuscolo club per cui gareggia si disintegrerà. E i suoi compagni di squadra non saranno teneri con lui sentendosi traditi su una questione che, ancorché cattolici osservanti e ossequiosi dei desiderata dei sacri palazzi, giudicano negativamente.

Come finirà? Comunque vada vince il centrodestra che è rimasto sugli spalti a godersi il derby tutto interno alla maggioranza. Se Alternativa Popolare si mette di traverso in Senato impedendo il ritorno in Aula dello Ius soli, sarà facile impostare una campagna elettorale sull’incapacità della sinistra nel suo complesso di tenere fede agli impegni presi con i propri elettori. Se, al contrario, Alfano dovesse cedere sarebbe, se possibile, ancora più agevole per il centrodestra fare risultato. Centristi in fuga in cerca di salvezza politica e una ghiotta opportunità per montare una protesta di contenuto con la quale accompagnare la campagna elettorale della coalizione. Con un 56 per cento di popolazione contraria alla modifica dell’odierna legge sulla concessione della cittadinanza agli stranieri, una presa di posizione forte al grido di: “L’Italia a chi la merita” e “Torniamo a governare per rimettere a posto le cose”, farebbe salire alle stelle lo share del centrodestra lasciando al palo anche i competitor grillini che sullo Ius soli sono stati abilmente ambigui. Comunque il Renzi/Velasco rigiri gli schemi di gioco, oltre il muro di difesa del centrodestra la palla non passa. E lo Ius soli gli ricasca indietro. Punto, set, partita.

Aggiornato il 19 settembre 2017 alle ore 21:11