Turco: la lotta radicale per lo Stato di diritto passa da 3mila iscritti

“A fine settembre potremmo superare quota 2mila iscritti. Adesso occorre uno sforzo straordinario, quasi doppio, di tutti quelli che ci tengono alle sorti delle battaglie per lo Stato di diritto che sono di tutti e non solo del Partito radicale transnazionale transpartito, per arrivare a quota 3mila entro la fine dell’anno”.

Maurizio Turco, uno dei responsabili del Prtt, insieme a Rita Bernardini, Sergio D’Elia ed Elisabetta Zamparutti, e della campagna per le 3mila iscrizioni entro il 2017, meta da replicare anche nel 2018, in questa intervista a tutto campo per “L’Opinione” (che sarà trasmessa su Radio Radicale in forma integrale), spiega le prossime battaglie italiane e transnazionali.

Turco, come procede la raccolta delle iscrizioni?

“Abbastanza bene. Ma non benissimo, visto che, come al solito, è circondata dal silenzio dei mass media”.

A che quota siete arrivati?

“Oltre 1800. Era da anni che non si vedeva un simile entusiasmo e questo nonostante le note diatribe con i Radicali Italiani ed Emma Bonino”.

Remano contro?

“Sono al di fuori del loro stesso statuto. Si presentano alle elezioni senza nemmeno darsi pena di cambiarlo”.

Soffrì molto Pannella negli ultimi mesi di vita per questa situazione?

“Sì, moltissimo. Gli stessi che oggi lo portano come santino entravano in via di Torre Argentina e passavano dritti senza neppure salutarlo. Facevano finta di non vederlo”.

Turco, ormai dentro il mondo radicale su di lei si fa satira. La Bonino la chiama “l’unumviro”.

“Detto da lei ormai è un complimento”.

Che senso ha legare le sorti di Radio Radicale alla riuscita della campagna per le 3mila iscrizioni?

“Tutto è legato nel mondo radicale, comprese le lotte per lo Stato di diritto. Noi abbiamo messo in vendita parte delle quote della radio oggi in mano al partito. Lei ha sentito qualche giornale che ne parla?”.

Torniamo alle iscrizioni: quota 3mila sembra a portata di mano...

“Le cose vanno meglio. Ma, prima di essere ottimisti, io noto che mancano almeno altre 1200 iscrizioni da raccogliere entro il 31 dicembre. Questo significa raddoppiare gli sforzi fatti finora. Possiamo farcela. Ma, di certo, il silenzio stampa intorno a questa impresa non aiuta”.

Perché i media e l’opinione pubblica dovrebbero aiutarvi?

“Perché il Partito radicale non va in giro elemosinando una rappresentanza in Parlamento, come altri nostri compagni sembrano invece volere fare. Noi siamo gli unici in Italia a combattere per il ripristino dello Stato di diritto, per le carceri, per la giustizia, per le tematiche antiproibizioniste. Vorrei aggiungere in Italia, ma anche a livello internazionale”.

Mi dica una iniziativa in questo senso che non è stata abbastanza valorizzata?

“L’elenco è sterminato. Ma solo per elencarne una, lei su quanti giornali ha letto che la Lista Pannella ha presentato in Europa, presso la Cedu (Corte europea dei diritti dell’uomo), a Strasburgo, un cosiddetto “Amicus curiae” contro la Legge Severino, approfittando del ricorso in tal senso di Silvio Berlusconi che si discuterà il prossimo 22 novembre?”.

Di che si tratta?

“Noi votammo a suo tempo in aula contro la Severino e, coerentemente, abbiamo coltivato questo ricorso, da “Amici della Corte europea”, chiedendo un parere “Pro veritate” al suo ex presidente Jean-Paul Costa. Lo Stato italiano, tramite la sua avvocatura, si è opposto dicendo che abbiamo usato lo stesso avvocato, Andrea Saccucci, di Berlusconi nel giudizio sulla Severino, ma in un altro ricorso, quello contro l’informazione della Rai Tivù in Italia. Ecco il livello”.

A proposito di giustizia, recentemente si è saputo di una bambina figlia di una detenuta nigeriana, che alloggia nella stessa cella della madre, che per poco non è morta dopo avere ingoiato un’esca topicida in un carcere in provincia di Messina. Il ministro Andrea Orlando dorme sonni tranquilli, visto che ha più volte reiterato la promessa di risolvere l’annoso problema dei bambini in galera?

“Orlando è un buon ministro cui non è stato permesso di fare tutto quel che avrebbe voluto e dovuto, proprio dal partito in cui milita. Noi siamo stati solidali con lui, anche se la situazione delle galere italiane non è dissimile da quelle libiche”.

È la famosa ultima battaglia di Pannella per la transizione globale allo Stato di diritto...

“Esatto. E riguarda noi come riguarda la Libia. Che lezioni possiamo dare noi ai politici di Tripoli? Che esempio sono le nostre carceri? Che gli raccontiamo? Gli diciamo di venire a fare formazione da noi?”.

(*) L’intervista completa è disponibile su Radio Radicale

Aggiornato il 19 settembre 2017 alle ore 16:11