Il caso Consip e il golpe dietro l’angolo

martedì 19 settembre 2017


Non era golpe mediatico-giudiziario quello contro la Prima Repubblica che portò alla scomparsa di tutti i partiti democratici con l’esclusione di quello degli eredi del Pci e il vergognoso linciaggio di Bettino Craxi con annessa damnatio memoriae. Non erano colpi di Stato ripetuti quelli realizzati dal combinato disposto delle azioni di alcune Procure, dei giornali e delle televisioni a loro collegati e dei servizi deviati che portarono non solo alla rovina politica e all’estromissione dal Parlamento di Silvio Berlusconi e alla svendita dell’Italia a chi aveva interesse a liquidare la politica estera del Cavaliere. Non era neppure una forzatura giudiziario-giornalistica quella che produsse la caduta di Umberto Bossi e, tanto meno, non è affatto un’operazione da giustizia di stampo turco versione Erdogan quella che ha bloccato tutti i conti correnti della Lega alla vigilia della campagna elettorale. È invece golpe, golpissimo, colpo di Stato ed eversione pura la scoperta che alcuni Pm, alcuni giornali e televisioni e pezzi di apparati delle forze dell’ordine hanno imbastito un’inchiesta che avrebbe dovuto colpire Matteo Renzi, il padre e i componenti del suo giglio magico mettendo in crisi il segretario del Partito Democratico.

Chi denuncia scandalizzato il golpe di adesso dopo aver irriso a quelli del passato non si accorge di essersi infilato in un budello colmo di ridicolo. L’accusa di garantismo peloso che avevano rivolto a tutti quelli che avevano protestato contro le forzature mediatico-giudiziarie, oggi si ritorce con effetti grotteschi nei confronti dei virtuosi censori del passato.

Ma sarebbe altrettanto ridicolo trasformare la vicenda Consip in un’occasione di polemica tra garantisti pelosi del passato e garantisti pelosi del presente. Alla vigilia della campagna elettorale il caso ripropone il problema più che ventennale del rapporto distorto tra giustizia, politica e mondo dell’informazione. E rende evidente che affrontare la prossima legislatura senza una qualche soluzione per questo problema - che nel corso degli anni ha massacrato un’intera classe politica, ha tolto pesantemente credibilità alla magistratura e ha delegittimato la stragrande maggioranza del giornalismo italiano - diventa una priorità indifferibile.

Nessuno s’illuda che liquidando un magistrato specializzato in inchieste azzardate, punendo qualche carabiniere in sindrome d’onnipotenza e facendo volare qualche altro straccio si possa chiudere la partita. Senza una qualche riforma della giustizia e dell’informazione il golpe mediatico-giudiziario è sempre dietro l’angolo!


di Arturo Diaconale