La verità su Regeni e il “Times”

Il “Times” ha intimato al governo inglese di interrompere i rapporti con l’Egitto fino a quando il generale Abd al-Fattah al-Sisi, definito “dittatore”, non avrà fatto luce sulla morte di Giulio Regeni. Ma questa intimazione ha un limite che la rende non credibile. Non è affiancata da un’analoga intimazione, sempre al governo inglese, di pretendere dall’Università di Cambridge una simile azione di verità sulle ragioni dell’incarico dato a Regeni dallo stesso ateneo. Incarico che prevedeva di compiere una ricerca sul territorio egiziano sui sindacati vicini ai Fratelli Musulmani e nemici dell’attuale regime. Sapere la verità su come e perché il povero ragazzo sia stato assassinato è di fondamentale importanza. Ma altrettanto importante è fare luce sul perché Regeni sia stato mandato senza alcuna copertura e garanzia a svolgere un incarico ad altissimo rischio. La magistratura italiana ha giustamente operato sia nella prima che nella seconda direzione. Ha cercato di avere dalla magistratura e dagli inquirenti egiziani la necessaria collaborazione per scoprire gli artefici e i mandanti egiziani dell’assassinio del giovane ricercatore italiano. E ha chiesto per rogatoria di avere dall’Università di Cambridge un’analoga collaborazione per avere indicazioni sulle ragioni per cui il ricercatore sia stato mandato dai suoi professori a compiere senza alcuna forma di protezione una ricerca rivelatasi fatale.

Le difficoltà che i magistrati italiani hanno trovato sul versante egiziano sono note e hanno provocato le proteste, di cui si è fatto portavoce l’autorevole quotidiano londinese, contro il regime dittatoriale di al-Sisi. Ma simili difficoltà gli inquirenti italiani hanno trovato in Gran Bretagna, in cui non c’è alcuna dittatura interessata a nascondere la verità ma dove l’Università di Cambridge e i suoi professori si sono trincerati in un silenzio inspiegabile e addirittura ostile.

Perché il “Times” non ha intimato al governo inglese di chiedere la verità su Regeni non solo ad al-Sisi ma anche ai professori della prestigiosa università del proprio Paese? La verità parziale è sempre bugiarda!

Aggiornato il 18 settembre 2017 alle ore 10:04