L’autunno tiepido della politica

Finite le vacanze, riapre il Parlamento. Per fare cosa? Nonostante i tentativi del premier Paolo Gentiloni di dare al suo governo una dimensione diversa dall’immagine di gestione da finale di stagione, la legislatura è defunta il giorno del referendum costituzionale, malamente perso da Matteo Renzi. Ciò che sta accadendo dal 5 dicembre dello scorso anno è soltanto un accanimento terapeutico su un paziente in stato vegetativo che dà sporadici segnali di esistenza in vita. Come nel caso della svolta nel contrasto all’immigrazione voluta dal ministro dell’Interno, Marco Minniti. Oltre a questo, encefalogramma piatto. I temi decisivi per i quali il Partito Democratico avrebbe voluto essere ricordato dalle future generazioni sono fermi al palo. Lo dimostra l’aria che si respira in Senato a proposito della calendarizzazione dei lavori d’Aula nello scorcio di fine d’anno. C’è la discussione sulla legge di bilancio che tiene banco. Il resto passa in cavalleria. A cominciare dallo “Ius soli”. Gli amici-nemici di “Articolo 1-Mdp” ne fanno una questione di assoluta priorità.

Anche Paolo Gentiloni vorrebbe un lieto fine con un’approvazione che servirebbe a calmare le acque a sinistra dello schieramento che l’appoggia. Ma è dal Nazareno che arriva l’ordine di frenata. Il pretesto per giustificare la retromarcia viene addebitato agli alleati centristi, terrorizzati dal giudizio dei loro già scarni elettori. “Non abbiamo i numeri per farlo approvare”, vanno ripetendo quelli della corte renziana. La verità è che la legge risulta indigesta alla maggioranza degli italiani. Sostenerla fa perdere voti, allora meglio metterla in stand-by rinviando il discorso a tempi migliori. Stesso ragionamento per la legge sul testamento biologico. La riforma disturberebbe la sensibilità dei cattolici e, sotto elezioni, il Pd non può consentirsi l’ennesima frattura interna a un suo bacino di consenso.

C’è poi la questione della soppressione dei vitalizi ai parlamentari. Il testo di legge, dopo il voto alla Camera, è approdato in Senato sulle ali di un’enfasi eccessiva. Ma lì si è arenato, viste le resistenze manifestate da alcuni senatori “dem” contrari alla sua approvazione definitiva. Risultato: il disegno di legge ha preso la via lunga dell’esame in commissione Affari Costituzionali. Sarà difficile rivederlo in Aula in questa legislatura. Della modifica della legge elettorale, com’è noto, non se ne parlerà prima del risultato delle regionali siciliane. E amen. Cosa faranno allora i nostri parlamentari da qui allo scioglimento delle Camere? Come occuperanno il tempo libero? Organizzeranno tornei di calcetto e giochi di società? Intanto, vi sarà la possibilità che veda la luce la commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche. Servirà a poco, visti i tempi d’indagine risicati.

Comunque, sarà la foglia di fico dei renziani da sventolare in campagna elettorale a sostegno dell’autoproclamata moralità cristallina quando si parla di affari e di grande finanza. Comunque, c’è d’approvare il disegno di legge sul passaggio del comune di Sappada dal Veneto al Friuli e la legge delega sul codice unico dello spettacolo, proposta dal ministro delle Attività culturali, Dario Franceschini. Chissà che Renzi non sia in fibrillazione anche per questi provvedimenti decisivi per l’avvenire della nazione e, preoccupato, abbia chiesto ai suoi: “I numeri ce l’abbiamo?”. Ma se il tempo libero è un problema per i senatori, nondimeno lo è per i deputati. A Montecitorio si è trovato il modo di ammazzare la noia con il disegno di legge, primo firmatario il “dem” Emanuele Fiano, sull’integrazione del reato di apologia del fascismo. Cosa prevede? Che chi si rende responsabile della diffusione d’immagini o di contenuti “propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie, pur solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiama pubblicamente la simbologia o la gestualità”, si becca da sei mesi a due anni di carcere. Si tratta di una legge inutile nella sostanza, illogica nella ratio, liberticida nello spirito, ma ottimo passatempo per deputati nullafacenti. Questo è lo scenario parlamentare, poi c’è il Paese con i suoi drammi e i suoi ritardi. Ma è ammissibile che una nazione, in un momento storico delicatissimo, possa restare ostaggio di una politica egoista che sta colpevolmente trascinando la durata di una legislatura spenta solo per propri interessi di cadrega? Poi ci lamentiamo che siamo il fanalino di coda di tutte le classifiche virtuose.

Aggiornato il 13 settembre 2017 alle ore 08:54